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Il documentario di J-Hope dei BTS, 'J-Hope IN THE BOX', entra nella scatola, ma resta sul bordo

Il documentario di J-Hope dei BTS, ‘J-Hope IN THE BOX’, entra nella scatola, ma resta sul bordo

| On 02, Mar 2023

Nel luglio del 2022, J-Hope è diventato il primo membro dei BTS a pubblicare ufficialmente un progetto solista completo, ‘Jack in the Box’ e, poco dopo l’uscita dell’album, è entrato nella storia come il primo artista sudcoreano ad essere l’headliner dell’importante festival musicale ‘Lollapalooza’, con un mare di oltre 70.000 persone nel prato di Grant Park in Chicago.

Come si è preparato J-Hope a quell’evento unico?
Il documentario ‘J-Hope IN THE BOX’ segue proprio i 200 giorni prima di questo evento, dalla creazione dell’album stesso al festival, con riflessioni e diversi amici e compagni che dicono la loro.

“Forse ho morso più di quanto possa masticare” dice J-Hope circa due mesi prima dell’uscita del suo primo album, pieno di dubbi.

Il documentario di un’ora e mezza circa che trovate su Disney+, inizia durante il ‘Lollapalooza’ con una voce che narra il mito greco del vaso di Pandora, riferimento già usato anche nell’album e che è una citazione al nome del rapper, Hope/Speranza, poi torna indietro di 200 giorni, appunto, per un’analisi diversa di Jung Ho-seok.

“La gente non lo sa. Conosce i BTS, ma non sanno come J-Hope dei BTS crei la propria musica, (non sanno) che passi fa.”

Il film si presenta come un sincero resoconto sull’etica e la morale del lavoro di J-Hope e, anche se si vedono i BTS e spesso sono citati, essendo sono una parte indispensabile della vita di J-Hope, non canalizzano l’attenzione, che resta proprio su Jung Ho-seok.

Il documentario è molto basico, un po’ altalenante nel montaggio (la pima metà è più interessante rispetto alla seconda parte che, invece, risulta un po’ noiosa), però J-Hope ne esce analizzato e molto più tridimensionale. Per apprezzarlo, quindi, bisogna essere fan, altrimenti è difficile da seguire.

“(A Seoul) tornerò a essere J-Hope. Andiamo a essere J-Hope.”

Un peso costante è posto sull’immagine di “saltare fuori da una scatola”, che è esattamente ciò che anche il suo album solista cerca di trasmettere (Jack in the Box fa riferimento al gioco del clown che esce, a molla, fuori dalla scatola). J-Hope, nella narrativa delle ARMY, è rimasto spesso bloccato nella maschera di “speranza”, ottimismo e positività. Ovviamente, però, questo si è trasformata in lui in forte pressione per tenere il passo con quell’immagine.

J-Hope IN THE BOX ritrae quindi il suo viaggio per uscire da quella scatola ed esprimere se stesso in una luce diversa: lo vediamo prendere il controllo del progetto senza alcuna supervisione, controllare ogni aspetto, preoccuparsi molto di non riuscire a fare tutto quello che è necessario in tempo, aver paura di deludere tutti.

Nel dettaglio quindi, il documentario si concentra su tre aspetti:
– Uno sguardo sul suo processo di creazione come cantautore e artista
– Uno sguardo sulla sua vita personale
– Uno sguardo dietro le quinte di Lollapalooza

Piccole cose che ci hanno toccato:
Ci sono stati dei momenti che mi hanno molto colpito, forse perché sono sensibile o forse perché ho letto molto di più di quello che c’era, ma vediamoli insieme.

– Suga che dice, guardando il cibo che J-Hope sta provando per il suo evento, ‘Sembra costoso’.
E’ qualcosa che mi ha fatto sorridere ma anche riflettere molto su quanta umiltà e semplicità c’è dietro. Suga ha soldi che gli escono dalle orecchie (presumibilmente), eppure, con molta umiltà e semplicità, vede del finger food molto preparato e pensa quanto costa. Questo mi fa pensare che siano sempre molto con i piedi per terra, anche se sono ormai gli artisti Kpop più famosi di tutti i tempi (mia inutile opinione).

– J-Hope che saluta tutti, ma proprio tutti, dal cameriere alla guardia del corpo, prima di andare via dalla serata della presentazione del suo album.
Altro esempio di grande umiltà e semplicità, dell’attenzione che continuano a riservare agli altri e che la si nota ovunque nel documentario.
Poteva salutare tutti a gran voci, ma va vicino a ogni persona, per stringere la mano o abbracciare. Questo dice molto.

Conclusione:
‘J-Hope IN THE BOX’ è un prodotto per i fan che vogliono approfondire la figura del rapper, per vedere qualcosa di diverso dall’immagine che si ci aspetta da lui.

Per non-ARMY, però, può risultare lento (soprattutto la seconda parte), difficile da seguire (parla poco di chi è J-Hope per il pubblico e presuppone che tu conosca già lui) e poco approfondito.

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