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'The Red Sleeve' è davvero una piccola perla, melodrammatica ma necessaria

‘The Red Sleeve’ è davvero una piccola perla, melodrammatica ma necessaria

| On 08, Mag 2024

“Il re amava la cameriera di corte; ma la cameriera di corte amava il re?”
E’ questa la domanda che echeggia sui poster e nei teaser del drama ‘The Red Sleeve’ e che ogni spettatore si pone dall’inizio alla fine del drama.

Avrete dubbi, avrete preoccupazioni e vi perderete in false piste, cercherete gesti eclatanti, piccoli momenti o parole non dette, e alla fine arriverete alla vostra verità.

Diciamolo subito e togliamoci il pensiero: ‘The Red Sleeve’ mi è piaciuto, davvero molto.
Così tanto che presa dalla mania di Junho, ho visto subito dopo ‘King The Land’ (recensione QUI). Una pazza che ha rovinato un ricordo perfetto con un drma di merda in cui lui recita pure malino. AAAAAH che sciocca che sono.

MA ‘The Red Sleeve’, il drama più visto del 2021 e successo incredibile della MBC, è tanta roba e dovete assolutamente vederlo.

Di cosa parla questo drama?

Ambientato nel XVIII secolo, “Red Sleeve” descrive la storia d’amore, davvero avvenuta, tra il re Jeongjo e la concubina reale Uibin Sung (Sung Deok-Im).
Sung Deok-Im è una dama di corte, la cui storia si intreccia con quella del principe ereditario, Yi San. Lui si innamora di lei, tanto da volerla far diventare sua concubina, eppure lei lo rifiuta. Nel mentre San cerca di conquistare il trono, con difficoltà, la storia tra i due muta…

Piccole cose bellissime:

Il drama inizia con una leggerezza che non mi aspettavo, per essere un melodramma storico tratto da una storia vera (quindi nella mia mente piena di intrighi politici, tradimenti e avvelenamenti ecc), i primi episodi volano con una leggiadria maestrale.

Abbiamo un’atmosfera leggera e allegra (con un retrogusto comunque amaro eh, parliamo sempre di un melodramma a sfondo politico e storico) con i protagonisti giovincelli, poi si vola veloce all’età adulta con una Deok-im brillante, divertente e intraprendente e un San che, ovviamente, finge di non essere un principe, creando quegli equivoci che tanto mi divertono. Si inizia con un incontro-scontro, battibecchi e una sottile tensione amorosa che sì, mi ha coinvolta molto.

Ovviamente questa fase leggera è una fase, appunto, e piano piano ci si addentra nella storia con le difficoltà politiche e storiche (davvero avvenute) nel percorso di San al trono e di Deok-im che cerca di aiutarlo tra intrighi e problemi.

E’ un melodramma, lo ripeterò all’infinito, quindi aspettatevi strette al cuore e tanta rabbia nella seconda metà e soprattutto nel finale.

Farà male ma sarà necessario.

Cosa affronta il drama?

Tanti drama storici ritraggono tutti i personaggi femminili in modo molto stereotipato: o come damigelle x, y e z, o come coloro che cercano di entrare nel palazzo reale. Questa serie invece no, non abbiamo le solite protagoniste da salvare, ma pone una grande attenzione alle dame, motore e forza lavoro del palazzo reale, che a lungo sono state ignorate anche dalla narrazione moderna.

Adottando un approccio più realistico alle condizioni delle donne a quel tempo, dimostra che la vita dietro le mura del palazzo non era tutta rosea e perfetta, ma anche che le donne avevano un ruolo, non così secondario. Essere una dama di corte richiedeva duro lavoro e sacrificio e, se venivi affidata al padrone sbagliato, rischiavi la tua vita. Eppure, per quanto pericoloso, era un lavoro d’onore che dava una certa libertà e potere alle donne in un’epoca in cui la massima aspirazione era essere moglie o madri. Infatti, al lato opposto, vediamo i ruoli di concubine e principesse per quello che sono, delle gabbie dorate: certo vi sono sempre pericoli per anche nella loro vita, minori rispetto alle dame di palazzo, ma anche meno libertà e molte più costrizioni.

Quindi, per restare vaghi e non fare spoiler, si parla di scelte, e tramite Deok-im dell’importanza della propria libertà e del non vivere come appendice di qualcuno.

Dal punto di vista di San, invece, si affrontano tematiche più note al genere: il concetto di onore, dedizione, rapporto contrastante con la figura paterna (in questo caso duplice, sia nel padre pazzo ucciso che del nonno che lo ha cresciuto, uomo strani che tanto lo ama ikl nipote quanto lo teme – e desidera distruggerlo-).

-Punti su cose belle:

I personaggi li ho adorati, sono senza dubbio il punto di forza di tutto il drama e i due protagonisti hanno un’ottima chimica.

E’ affascinante vedere le lotte del giovane principe San, dalla sua feroce battaglia per apparire sempre temperato, intelligente e retto in modo da non essere mai paragonato al padre violento e mentalmente instabile. Potevi davvero percepire la pressione a cui era sottoposto questo giovane reale, quanto fossero pratiche le sue maniere, come si costringesse a sopportare qualsiasi difficoltà con silenzio e moderazione. Lee Joon-Ho è stato sorprendentemente bravo in questo ruolo, con i suoi occhi luminosi che nascondevano a malapena la quantità di intense emozioni represse che portava dentro di sé.

Andando avanti l’opinione che avevo di San è cambiata, perché il drama lo cataloga dal punto di vista di Deokim e ho rabbrividito ad alcune frasi possessive e banalmente crudeli che ha proferito. Perché dalla seconda metà del drama, San, come uomo e amante, ne esce a pezzi perché uomo ottuso e chiuso del suo tempo che impone se stesso e la sua visione sulla donna che dice di amare. Ogni tanto ha dei momenti di ‘lucidità’ e torna a parlare a Deokim come pari, dandole la possibilità di scegliere, attenendo il suo consenso, ma, appunto, sono rari momenti. Non entrerò nel dettaglio, ma mi è piaciuto come il drama abbia dipinto un altro lato del suo carattere mostrando che sì, era un grande uomo, un ottimo re, ma un pessimo “marito”/compagno.

Il personaggio femminile, Deok-im, è interessantissimo (e sì, Lee Se Young ha fatto un buon lavoro con lei), sia nelle memorie storiche a noi giunte (una donna intelligente e molto preparata che purtroppo è nata nell’epoca in cui non è potuta brillare), sia nel drama. Deok-im è una donna immersa nel suo tempo e vittima consapevole dello stesso: in una società dove gli insegnamenti confuciani erano stringenti soprattutto per il genere femminile (rilegato al ruolo di madre e moglie silenzisa e rispettosa) le è stato insegnato a tenere per sé i propri pensieri, di svolgere il suo lavoro con attenzione e diligenza, con la massima sincerità e lealtà verso il suo padrone, di essere prudente e non lasciare trasparire emozioni.

Eppure lei è, appunto, entusiasta, brillante e intraprendente (con l’attività di trascrittrice e lettrice di storie alle altre dame) e inizialmente dice no alle advance del principe (che continua ad aiutare e supportare come una partner, una compagna allo stesso livello, non come la dama che asciuga il sudore a distanza), scegliendo la difficoltà della vita da dama alla comodità di quella da cortigiana. Il motivo è semplice: meglio lavorare con difficoltà ed essere libera, che godersi gli agi della vita ma restare chiusa in gabbia. (Again: tutto vero, lo racconta direttamente il re nella sue lettere)

La storia ci insegna che alla fine ha dovuto scegliere San e quindi ha dovuto rinunciare alla sua libertà, ma anche qui il drama ha trattato questo passaggio con estrema sensibilità e rispetto del personaggio che è stato, spiegando i motivi di questa scelta e mostrando le emozioni e lo strazio che ne sono derivate. Deok-im è stato gestito bene come personaggio.

-Punti di debolezza:

“The Red Sleeve” è un melodramma e per questo potrebbe non piacervi, per quanto sia ben fatto e i personaggi ben caratterizzati e visivamente molto curato. Mettetelo in conto.

Però è da provare, almeno tentate.
Non è il drama da guardare se vuoi una storia d’amore canonica.
Non è il drama se cerchi intrighi politici emozionanti, perché ci sono sì, ma sono un contorno.
Non è il drama se ti piacciono azione e combattimenti, perché sono rari.
E’ soprattutto una storia d’amore in un melodramma, quindi non aspettativi cose serene e felici.

Però credo che il drama sia onesto fin dall’inizio: nel momento in cui pone allo spettatore la domanda “Il re amava la cameriera di corte; ma la cameriera di corte amava il re?” ti fa capire che si parlerà soprattutto di loro e che no, non è una storia d’amore da commedia romantica.

A questo punto aggiungete che il finale si percepisce come un po’ frettoloso, pieno di tante cose, tanti ‘pugni nello stomaco’, trattati in un tempo molto limitato.
Avrebbe necessitato di più minutaggio.

Conclusione:

Sono successe molte cose in questi 17 episodi, ma la dedizione di ‘The Red Sleeve’ nell’aiutare gli spettatori a capire come sarebbe stata la vita delle dame di corte in passato e il complesso rapporto tra i due protagonisti è estremamente ammirevole. ‘The Red Sleeve’ ha un ritmo serrata, una narrazione che coinvolge e un’attenzione ai personaggi che conquisterà.

-Riflessioni (quasi no spoiler) sul finale:

Nelle ultime puntate, spoilerissimo fino a una certa visto che è tratto da una storia vera, abbiamo la nostra lei che accetta di diventare la concubina del re, con tutte le limitazioni che questo comporta e che lei non voleva.

C’è una scena di lei che lo sventola mentre lui è disteso sulle sue gambe dopo una lunga giornata di lavoro: questa scena mi ha straziato nell’anima, complice anche aver visto il film ‘Barbie’ da poco. Lei pensa a come la sua giornata sia semplicemente aspettarlo e sperare di vederlo, perché non ha nulla da fare, a parte servirlo. In pratica è come Ken che vive per il momento in cui Barbie poserà il suo sguardo su di lui.

Peccato che questa è stata la realtà per molte nobili, molte concubine, molte amanti, molte madri, molte regine, semplicemente molte donne, e qui lo vediamo con una malinconia e una tristezza che stringe il cuore. Lei è cambiata, lei dopo aver accettato di diventare una concubina, scegliendo l’amore, ha perso quella vitalità e quella voglia di fare, trasformandosi quasi in un ornamento della casa.

Era un cambiamento dovuto, nella storia è successo questo, ma è triste vedere una donna così intelligente, preparata, vitale, intraprendente, doversi spegnere e vivere una vita di attesa.

Lo stesso senso di costrizione, di prigiona, lo sente qualsiasi altra donna nel drama e negli ultimi episodi, la sceneggiatore ce lo fa pesare, giustamente.

Non entrerò nel dettaglio del finale ma è tanto straziante quanto profondo e, soprattutto perfetto (ma necessitava di qualche minuto in più, magari di una puntata in più, come detto nel punto di prima).

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