Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image
Scroll to top

Top

Nessun commento

Il potere dei fan: l'influenza che ogni fan esercita sulla vita del proprio idolo

Il potere dei fan: l’influenza che ogni fan esercita sulla vita del proprio idolo

| On 29, Gen 2016

Vi amiamo

Siete i migliori fan del mondo

Cercheremo di lavorare sodo perché voi siate fieri di noi

Queste e altre frasi, sono nel primo capitolo del manuale standard del bravo kpop idol. Nello star business asiatico, il fan è messo spesso e volentieri al centro dell’attenzione, è fatto sentire importante, amato, coccolato.

Ma perché impegnarsi così tanto per soddisfare le richieste (a volte assurde) di persone che probabilmente quel gruppo o quel cantante incontrerà al massimo una o due volte nella vita? Perchè costringere i cantanti al fanservice (e cos’è esattamente il fanservice…)? Perché non limitarsi a dare “contentini” per poi continuare, tristemente, a sfruttare i loro soldi, come accade la maggior parte delle volte nel mondo della musica “occidentale”?

La risposta è semplice: sono gli stessi fan a prendere le distanze dai loro colleghi oltreoceano, arrivando ad influenzare la vita e la carriera dei propri idols in modi che forse finora non avevate immaginato. E non stiamo parlando solamente delle fan più scalmanate e ossessive, le famose sasaengs, ma proprio della collettività dei fan del kpop, una potenza insospettabile e inimmaginabile.

Ma partiamo da una nota positiva, dal “lato chiaro” di questa forza. A volte questo potere è usato nel modo giusto, e riesce a realizzare grandi cose.

L’”attivismo” dei fan è evidente in occasione di eventi socio-culturali come raccolte di fondi, donazioni ad enti benefici e volontariato in situazioni di emergenza (come nel caso dello tsunami che ha devastato l’Indonesia nel 2004), arrivando a raggiungere risultati e cifre incredibili.

charity

Raccolta di riso da donare in beneficenza organizzata e sponsorizzata dai fan

Sarebbe facile dire che non si tratta di un tratto peculiare dei fan del kpop, bensì di tutti i fan del mondo, che spesso e volentieri si lasciano trascinare dal proprio idolo nella campagna di beneficenza del momento, seguendolo ciecamente, in mancanza (forse) di una motivazione più profonda.

Ma i fan del kpop sono diversi. Non sono gli idol a spingere i fan verso l’una o l’altra causa, sono gli stessi fan a prendere l’iniziativa e ad organizzare eventi per raccogliere fondi o ad attivarsi per raccogliere quanto più denaro possibile (e fidatevi, riescono a numeri cifre di tutto rispetto) e a donarlo, spesso a nome del proprio idolo, dando così lustro e risalto al suo nome, mettendo in atto, di fatto, una vera e propria pubblicità positiva a favore del proprio favorito…il quale non ha dovuto muovere un dito!

Di tanto in tanto, anche in occidente, è possibile trovare qualche iniziativa del genere, ma per i fan del kpop non si tratta di un’eccezione, ma della regola!

Ma si sa, il vero regno di ogni “fandom” che si rispetti è internet. Solo nella Corea del sud, secondo gli ultimi dati, vengono utilizzati circa 33 GB di traffico online al mese per persona, una cifra spropositata se si pensa che in europa la media si aggira sui 10 GB.

Internet è lo strumento nelle mani di ogni fan, e i “kpopper” lo usano meglio di chiunque altro.

Se si parla di supportare il proprio idol, il “fandom” è deciso ma devoto, e agendo collettivamente, si coordina per promuoverlo in ogni modo anche oltre i confini nazionali.

Tutto sembrerebbe avere una connotazione positiva, i fan lavorano per supportare i propri idol, e le grandi compagnie mettono i fan al centro del sistema, ascoltando le loro richieste ed esaudendole come il migliore dei geni della lampada.

Un esempio? Nel 2011, a Parigi, in occasione del concerto di quattro super gruppi della SM Entertainment (f(x), SHINee, SNSD, e TVXQ), i biglietti finirono nel giro di pochi minuti, lasciando centinaia di fan a bocca asciutta. In quell’occasione, anziché lamentarsi e prendersela con il rivenditore (prassi consolidata del tipico fan occidentale in occasione di una qualsiasi vendita di biglietti), i fan si riunirono davanti al museo del Louvre per un grandioso flash mob, riuscendo in questo modo ad ottenere quello che volevano: l’aggiunta di una seconda data, in barba a tutti gli impegni, professionali e personali, che gruppi e staff potevano già aver preso.

Ovviamente, per organizzare un simile evento, ci vuole l’aiuto di centinaia di pagine Facebook, account Twitter e canali YouTube per promuoverlo ed organizzarlo nei minimi dettagli.

Internet è stato ancora una volta lo strumento con il quale i fan hanno dimostrato la loro forza.

Alcuni fan, però, prendono questo “lavoro” leggermente troppo sul serio, arrivando ad utilizzare atteggiamenti di pura ostilità nei confronti di chiunque osi anche solo dissentire dalla visione o dalle affermazioni del proprio beniamino.

Come ha fatto notare Kim Jak-Ga, famoso critico musicale coreano, ci sono diverse similitudini tra un “fandom” e un vero e proprio partito politico, con forti autoritarismi, ordini dall’alto e privilegi per i leader, che a volte sono “graziati” dal dono di poter comunicare direttamente con il proprio idolo.

Dunque i fan hanno il potere e sanno come usarlo per i loro fini.

Spesso si tratta di attività di promozione degne di un’agenzia di pubblicità di alto livello, come nel 2007, quando per promuovere l’uscita del film del cantante e attore RainI’m a Cyborg, but That’s OK”, i fan di tutto il mondo si organizzarono per recarsi in massa a Berlino e invadere il “Berlin International Film Festival” di cui Rain era ospite, al fine di promuovere a ogni singola persona presente la pellicola, attirando una grandissima attenzione sul film…e aumentando ovviamente le vendite dei biglietti!

Chiaramente, spesso, dietro attività di così larga scala, ci sono dei veri e propri professionisti, come web masters ed editori, che mettono le proprie abilità professionali appannaggio della star.

Ma questa immagine di collaborazione idilliaca ha un risvolto decisamente poco piacevole.

Vi ricordate di Daniel Lee, in arte Tablo? Se la risposta è no, state per scoprire il perché, se la risposta è si, sicuramente saprete già la devastazione che il fandom può portare nella vita di un idol.

Dopo aver raggiunto la fama insieme al suo gruppo, gli Epik High, all’improvviso, nel 2010, la sua carriera sembrava al capolinea, il rapporto con la sua casa discografica era finito in modo brusco e la sua famiglia riceveva giornaliere minacce di morte.

Cos’aveva fatto il cantante per meritarsi un trattamento del genere? Anche in questo caso la risposta è semplice: aveva tradito la fiducia dei fan.

Bisogna premettere che Tablo non è diventato famoso solo grazie alle proprie (notevoli) abilità artistiche, ma anche per la sua formazione accademica: Daniel si è laureato alla prestigiosa Stanford University, per di più in soli 3 anni e mezzo e prendendo al contempo persino un master, insomma, una serie di incredibili traguardi che venivano puntualmente evidenziati durante interviste e apparizioni televisive.

tablo_stanfordTablo alla Stanford University

E’ infatti risaputo che la Corea del sud è estremamente competitiva riguardo ai risultati accademici dei propri giovani, e i ragazzi che riescono ad entrare in una prestigiosa università straniera godono di un riguardo particolare.

Tablo venne etichettato come genio, sia come rapper che come studente, ricevendo per questo motivo molte più attenzioni rispetto ad artisti rivali. Ma a quanto pare un individuo del genere non poteva esistere.

Nel Maggio del 2010 apparve su internet un forum chiamato “We Request the Truth from Tablo”, meglio conosciuto con l’acronimo coreano “TaJinYo”. Questo gruppo non credeva affatto alla storia di Tablo. Cominciarono a chiamarlo, in modo canzonatorio, con l’appellativo “God-blo”, dato che secondo loro solamente Dio poteva riuscire in una serie di imprese simili alle sue.

In breve tempo, il dubbio si insinuò nella testa di molte persone. Come aveva fatto Tablo a completare il suo percorso accademico in 3 anni e mezzo quando solitamente ce ne vogliono quattro solamente per la laurea con aggiunta di altri due per il master? Com’era possibile che non avesse dovuto scrivere (per sua stessa ammissione) la tipica tesi finale?

I fan si sentirono traditi. Se si era inventato tutto, se non era veramente un genio accademico, forse non era nemmeno un rapper così bravo, degno di sostegno e promozione.

Se Tablo pensava che sarebbe bastata una smentita ufficiale per mettere a tacere la cosa, si sbagliava di grosso. I suoi “anti-fan”, a quel punto, si scatenarono come non mai. Scavarono a fondo nella sua vita privata, arrivando a creare una teoria cospirazionista secondo la quale Daniel avrebbe rubato l’identità di un altro ragazzo, laureatosi a Stanford, trovando ogni tipo di prova (a volte accuratamente manipolata) per sostenere la propria tesi: vecchie foto, documenti personali, interviste semi-sconosciute, testimonianze più o meno veritiere… qualsiasi cosa capitasse sotto mano.

Video che tenta di provare la falsità della documentazione fornita da Tablo

Incredibilmente, i cospirazionisti riuscirono a scoprire che effettivamente un uomo di nome Dan Lee aveva frequentato e conseguito la laurea a Stanford.

Ormai il dubbio era nella mente di tutti, la storia era su tutti i giornali e Tablo si trovò a doversi difendere da accuse impensabili.

Una delle più gravi fu quella di aver evitato appositamente il servizio militare obbligatorio in Corea, sfruttando il fatto che la sua famiglia si fosse trasferita in Canada quando lui aveva solo 8 anni, e Tablo avesse ricevuto la nazionalità canadese prima di ritornare in Corea.

A nulla sono serviti i tentativi di dimostrare la regolarità della situazione, mostrando il certificato di cittadinanza canadese alla stampa: in risposta, qualche giorno dopo, ricevette ben quattro denunce anonime che lo accusavano di averlo falsificato.

Da li in poi ebbe inizio la sua personale discesa all’inferno: accuse dei crimini più disparati, dalla corruzione alla truffa, attacchi ingiusti e immotivati alla madre e al fratello, nonché minacce di morte pressoché quotidiane. Un gruppo di persone lo accusò addirittura di essere parte di un cartello internazionale di venditori di falsi certificati accademici.

A tutto ciò, si aggiunse il silenzio della casa discografica, che di fatto abbandonò Tablo a sé stesso, lasciandolo senza altra scelta se non quella di rescindere il contratto. Le persone cominciavano a seguirlo per strada lanciandogli insulti, fin quando la situazione diventò troppo pericolosa e il cantante stesso decise di recludersi in casa per evitare qualsiasi incidente.

Inutile dire che la carriera di Tablo ebbe una brusca fase discendente, e tutta la questione minacciò seriamene di segnare la sua fine musicale.

Si è trattato dell’opera di una vera e propria task force che osserva e giudica gli idol secondo il proprio inflessibile metro di giudizio, che innalza i “giusti” e perseguita “gli immeritevoli”.

Un’altra illustre “vittima” di questa funesta ira è Park Jaebeom, in arte Jay Park, ex leader dei famosi 2PM.

Nel 2009 un gruppo di fan venne a conoscenza di una serie di commenti piuttosto sconvenienti pubblicati da un giovane Jay Park, appena arrivato dagli Stati Uniti (suo paese natale) per ricevere l’addestramento da trainee. “La Corea è gay” “Io odio questo posto” “Odio i coreani”, sono alcuni dei commenti, considerati omofobi e razzisti, che comparivano sul profilo MySpace del cantante.

jay_park_Myspace

Ovviamente l’indignazione della popolazione salì alle stelle e Jay Park dovette lasciare non solo i 2PM ma anche la Corea. Per sua fortuna, però, i fan non lo abbandonarono del tutto. Una volta capite le conseguenze delle proprie azioni, si mobilitarono in massa per farlo tornare. Furono organizzate varie attività offline e online per chiedergli di rientrare. Flash mob da tutto il mondo spuntavano come funghi su YouTube, furono addirittura coinvolte numerose testate giornalistiche e diverse riviste.

Risultato? Poco meno di un anno dopo, Jay Park era tornato.

Al rapper bastò caricare sul proprio canale la sua cover della famosa hit “Nothing on You” per avere 2 milioni di visualizzazioni in un solo giorno. Si trattò indubbiamente di una grossa dimostrazione del potere dei fan: le case di produzione non potevano ignorare l’interesse che circondava il ritorno di Jay Park in Corea, e una di esse, la Sidus HQ, negoziò il rientro di Jaebeom proprio grazie all’attenzione che il suo fandom online era riuscita ad attirare.

Non tutti gli idol purtroppo, riescono però a sopportare la pressione esercitata su di loro da netizens e mass media. Nel 2008 l’attore Ahn Jae-hwan, fu trovato morto nella propria auto. La polizia affermò che si era suicidato a causa di una lunga serie di debiti che non riusciva a ripagare. In poco tempo, cominciarono a circolare voci, su internet, sul coinvolgimento dell’attrice Choi Jin-Sil in questi guai finanziari, per di più nel ruolo di “strozzina”. A quanto dicevano, le pressioni che Choi faceva su su Ahn per riavere i soldi, avrebbero portato quest’ultimo al suicidio. Le voci si rivelarono essere false, e la polizia punì i colpevoli, ma era già troppo tardi: anche Choi Jin-Sil su suicidò meno di un mese dopo, non riuscendo più a sopportare la pressione di simili accuse.

Da tutti questi esempi emerge la marcia in più che (a volte in bene, a volte, purtroppo, in male) hanno i fan del kpop rispetto ai loro colleghi occidentali, ed ecco perché più di quest’ultimi, riescono ad ottenere quello che vogliono dai propri idol e da colossi come le case discografiche.

Non è un caso il fatto che, sebbene la stragrande maggioranza delle fangirl del mondo amino immaginare i membri dei propri gruppi preferiti impegnati in relazioni sentimentali l’uno con l’altro, e li spingano addirittura verso questa direzione (con la creazione di account dedicati alla coppia, commenti ossessivi, disegni, fanfiction), solamente gli idol asiatici fanno un visibile sforzo per mostrare nei confronti dei propri compagni, un affetto che può essere facilmente interpretato come…. più che amichevole!

fanservice_hug

fanservice

Questo modo di agire ha un vero è proprio nome: fanservice. Particolari comportamenti o azioni che non fanno necessariamente parte della natura degli idol, ma che loro compiono lo stesso per soddisfare le richieste di una certa tipologia di fan.

Se le fan di boyband come i One Direction vedessero due dei componenti in atteggiamenti simili a quelli consueti nel mondo del kpop, probabilmente internet esploderebbe.

Abbracci, pizzicotti sul sedere, baci suggestivi e lo skinship (dove è normale persino leccarsi l’un l’altro gli addominali sul palco), tanto amato dalle fangirl.

fanservice_skinship

Gli idol asiatici si scusano se vengono fotografati insieme ad una ragazza che potrebbe essere sospettata di “fidanzamenti illeciti” con il beniamino e persino se non hanno la giusta espressione di gioia e felicità durante un fanmeeting.

I fan possono portarti fino ai vertici più alti delle classifiche o scaraventarti fuori dal tuo mondo, se sei un kpop idol. Faranno ogni genere di pazzia. Proveranno a comprare quante più azioni possibili della tua casa discografica solo per cercare di mantenere il controllo sul tuo gruppo, com’è successo nel 2008 ai Super Junior quando gli E.L.F (nome ufficiale del fandom) cercarono a tutti i costi di evitare l’aggiunta di un nuovo membro alla famosa boyband.

Oppure boicotteranno i tuoi concerti, come nel caso delle Girls’ Generation e del famoso “black ocean”, quando le ragazze si sono dovute esibire a lungo di fronte ad un mare di oscurità, dato che i fan, per motivi assurdi come rivalità tra fandom, decisero di spegnere i tipici lightstick ed ogni tipo di altra luce.

black_oceanBlack Ocean durante il concerto delle Girls’ Generation

Ovviamente il boicottaggio dei tuoi prodotti sarà per loro un gioco da ragazzi; chiedetelo ai WINNER e al loro ultimo DVD, boicottato perché la YG Entertainment continuava a rinviare il comeback del gruppo, spremendo le tasche dei fan con numerosi tour (a fronte di un solo album!) e merchandising sempre più inutile e fantasioso.

Legioni di fan che sembrano non conoscere la stanchezza, e che useranno ogni mezzo, dalle petizioni alle minacce personali, per ottenere ciò che vogliono. O magari si limiteranno a comprare 20 o 30 copie del tuo album per far salire le vendite alle stelle.

Hanno un potere economico e mentale che non può essere ignorato. Ma che può e dev’essere limitato se minaccia di travalicare certi limiti. O le conseguenze, come purtroppo abbiamo visto, non possono essere prevedibili.

83 cuori per questo articolo

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.