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'Squid Game' su Netflix è davvero bella o è solo strana? Ne vale la pena?

‘Squid Game’ su Netflix è davvero bella o è solo strana? Ne vale la pena?

| On 10, Ott 2021

E’ la serie delle ultime settimane, ancora la più vista in assoluto su Netflix in Italia, ci sono moltissime recensioni su Youtube e, insieme a commenti esaltanti e molto positivi, ci sono anche sempre più critiche e persone che non lo hanno apprezzato: ‘Squid Game’ è davvero una serie bella o è solo strana? Ne vale la pena vederla? E perché sta facendo tutto questo successo? Un commento NO SPOILER.

Di cosa parla ‘Squid Game’?
‘Squid Game’ segue un gruppo di persone, gli ultimi delle società con grandissimi problemi finanziari, a cui viene data la possibilità di competere in una serie di giochi per vincere moltissimo denaro: 45,6 miliardi di won (circa 38 milioni di dollari). Vengono obbligati a competere in semplici giochi d’infanzia resi assurdamente letali. Chi riuscirà ad arrivare alla fine e a che prezzo?

La trama, ridotto all’osso, non è nulla di innovativo o nuovo, ma, in fondo, di survival game nel mondo delle serie tv, del cinema, dei manga e dei mahnwa, ce ne sono tantissime (In realtà anche tutti i filoni ‘WIN’ della YG o ‘Sextenn’ della JYP, ‘Produce 101’ e simili in fondo sono dei giochi survival dove trainee si sfidano e si eliminano con l’obiettivo di essere gli unici a vincere e a debuttare).

C’è, però, della novità in ‘Squid Game’:
i concorrenti partecipano volontariamente al gioco, non sono costretti a uccidere per non essere uccisi, un dettaglio che può sembrare piccolo ma che in realtà genera moltissime riflessioni, oltre che una tristezza immensa dato che per loro il mondo fuori è comunque un inferno;
– ripetiamo e approfondiamo il concetto che i concorrenti non sono teoricamente obbligati a uccidersi durante i giochi o durante le pause dai giochi, eppure molti di loro prendono delle decisioni disdicevoli e si lasciano trasportare dagli istinti più animali. Il gioco permette ai partecipanti di bloccarlo se la maggioranza è d’accordo, il gioco non è apertamente contro la collaborazione, eppure i concorrenti, disperati, si mettono quasi sempre uno contro l’altro;
i giochi sono quelli tipici dell’infanzia, sfide quindi molto semplici che fanno concentrare lo spettatore sui vari personaggi e sulle dinamiche sociali e psicologiche e i dilemmi morali che ne conseguono.
C’è una macabra assurdità nel guardare uomini e donne adulti che giocano febbrilmente a giochi pensati per i bambini, eppure lo spettatore, quasi come i VIP, sono lì a osservare, godere, soffrire osservando quella crudeltà e disperazione prendere forma davanti ai loro occhi.

Visivamente, il mondo di Squid Game è bellissimo con i colori verde bosco, rosa fucsia, rosso e gli altri colori pastelli, oltre a tutte le forme geometriche, che sono un tema ricorrente, e all’architettura, a partite dalla sala di controllo meticolosamente disposta, letti a castello impilati in modo vertiginoso o le scale intrecciate che portano i concorrenti ai vari giochi che ricordano la famosa opera ‘Relatività’ di MC Escher.

La serie, ovviamente, potrebbe non piacervi, potrebbe avere delle cose che per voi sono molto strane:
la recitazione è simile ad alcuni prodotti coreani, un po’ esagerata per certi aspetti e di sicuro lontana dai nostri standard. Non si può dire che ‘non sanno recitare’, piuttosto che potrebbe essere un tipo di performance che non rientra nelle tue corde.
Discorso diverso per la recitazione dei VIP che è davvero molto straziante e le loro battute sono al limite dell’accettabile. Forse immaginare i VIP come una rappresentazione vuota, crudele e insensata dello spettatore aiuta a comprendere perché siano così stupidi, ma odiarli è lecito. In fondo perché i VIP e in generale i ricchi dovrebbero essere intriganti e intelligenti?
c’è violenza, mai gratuita, mai spettacolarizzata o esaltata, ma il sangue scorre in quantità come prevedibile dalla trama. Ovviamente se non ami questo genere ‘Squid Game’ non fa per te.
i giochi sono molto semplici e, come tutti i giochi che abbiamo fatto da bambini, si basano anche sulla forza fisica, anche sulla tecnica, anche sull’intelligenza ma soprattutto sulla fortuna. Questa è una scelta, ma alcuni non l’hanno apprezzato, però è evidente che rendere la fortuna così centrale è strettamente legato ai temi della serie tv e quello che vuole dire al pubblico.
la serie è lenta rispetto agli standard occidentali: sei giochi in nove episodi rendono chiaro che vi sono puntate anche senza giochi dove osserviamo i concorrenti fare altro. Se cerchi velocità e ritmo serrato, ‘Squid Game’ non va bene. Ad alcuni, infatti, questo non è piaciuto ma quei momenti di pausa permettono di approfondire i personaggi e a capire altre dinamiche della storia.
a tratti la serie pecca di prevedibilità: su questo non ci dilunghiamo ma in effetti alcuni colpi di scena sono intuibili e a un certo episodio già capisci chi vincerà. La serie si fa vedere lo stesso ed è piacevole, alcuni colpi di scena sono comunque davvero forti e imprevedibili, quindi molto piacevoli da guardare. Comunque, su questo punto, è probabilmente una scelta quella di non creare una serie più corale, con più protagonisti allo stesso livello, piuttosto che darci tanti indizi nel corso degli episodi, forse proprio per far concentrare di più l’attenzione sulle dinamiche umane che si creano.
i sottotitoli che, in realtà, sono ancora un deterrente per molte persone e, in questo caso, bisogna solo provarci e superare questo limite.

8 cose da sapere prima di vedere ‘Squid Game’ di Netflix

‘Squid Game’ un tentativo lo merita, magari provando le prime 3 puntate per lasciare il tempo di ingranare e anche di abituarsi a una recitazione e un approccio diverso: la storia è avvincente, la narrazione è ben eseguita, non parliamo di capolavoro ma di qualche davvero molto bello.

Cosa affronta il drama?
I temi di questa serie tv sono molto sentiti in Corea del Sud, rievocando il concetto dell’Han (approfondito QUI), della lotta di classi, della struttura sociale e del capitalismo. Cose semplici semplici, no? Le tematiche affrontate sono comprensibili da tutti, a prescindere dalla conoscenza della Corea del Sud o della cultura asiatica. Ovviamente sapere qualcosa della realtà coreana aiuta a cogliere alcune sfumature e alcune informazioni in più, ma non è fondamentale per la fruizione del prodotto.

Tutti i personaggi della serie TV sono i falliti della società, falliti economicamente ma anche abbandonati a loro stessi. Scopriamo che il protagonista è stato licenziato, ha perso un amico durante uno sciopero, è stato lasciato poi dalla moglie e ora si arrangia con lavori vari, abbandonandosi al gioco d’azzardo. Il dramma di quarantenni e cinquantenni che perdono il lavoro non è marginale in Corea del Sud e, soprattutto nella crisi economica coreano del 2009 e in quella più recente mondiale, moltissimi sono diventati disoccupati in un mercato lavorativo in cui perfino i giovani hanno difficoltà ad entrarci (disoccupazione giovanile al 22%)!

Anche la madre della protagonista è una donna anziana che è costretta ancora a lavorare alla sua età e anche questo non è un caso limite: andando in Corea vedrete molti anziani lavorare ancora, anche la notte sul tardi a dividere la spazzatura per la raccolta differenziata, questo perché il sistema di previdenza sociale, così come la sanità, in Corea del Sud lasciano molto a desiderare (oltre il 40% di anziani vive in condizioni di povertà). Ci sono anche donne anziane che sono costrette a prostituirsi per sopravvivere (Video approfondimento QUI).

Sang-woo, invece, rappresenta il riscatto, quella speranza a cui molti in Corea del Sud si aggrappano. L’istruzione migliore in Corea del Sud è a pagamento e sono disponibili delle borse di studio ma sono molto difficili da ricevere. Gli studenti coreani di qualsiasi età fanno dei test periodici e i risultati, pubblici, vengono utilizzati per fare classifiche a livelli della classe, dell’istituto e nazionale. Solo se ricevi determinati punteggi puoi aspirare ad entrare in determinate scuole superiori, determinate università o accedere a una borsa di studio. Sang-woo è il genio del quartieri che riesce ad emergere e vincere una borsa di studio universitaria, laureandosi in un’università prestigiosa e, dopo aver fallito lavorativamente, non riesce ad ammettere i suoi errori, non dice la verità alla madre, per orgoglio e per dignità. Sang-woo è vittima di un sistema che lo ha visto studiare come un pazzo durante la sua adolescenza e poi lo ha abbandonato al primo errore, da cui non riesce a uscire anche per i limiti che si autoimpone (i coreani sono soliti andare a scuola fino al pomeriggio e poi frequentare accademie per approfondire gli studi e per superare i test universitari).

‘Squid Game’ parla di queste realtà terribili tipiche della Corea del Sud, dell’enorme differenza tra classi sociali, dalla durezza del capitalismo che rende i ricchi, pochi, sempre più ricchi, lasciando tutti gli altri a se stessi. E questi ultimi ci sono tutti nella serie Tv: c’è la classe operaia, ci sono donne e poveri, vecchi e gli ultimi. Il capitalismo, con tutte le sue conseguenze, è permeante in questa serie, con tutte le illusioni che porta con sé: “Ogni giocatore può giocare un gioco leale alle stesse condizioni. Queste persone hanno sofferto di disuguaglianza e discriminazione nel mondo e stiamo dando loro un’ultima possibilità di combattere lealmente e vincere” dice il Frontman e, in seguito: “Ognuno di voi è considerato uguale all’interno delle mura di questa struttura. Ti devono essere garantite le stesse opportunità senza essere svantaggiato o subire alcun tipo di discriminazione”, queste sono delle vere e proprie sciocchezze che ci diciamo, che ci dicono, che si dicono nel libero mercato. Sia nel mondo reale che nello Squid Game la gente sfrutta le informazioni che ha, le nasconde e le manipola per poter avere un proprio guadagno.

Come abbiamo già detto i giochi sono progettati per far tirare fuori ai giocatori le peggiori qualità dell’essere umano, anche se non è necessario, anche se non è obbligatorio, molti concorrenti scelgono di essere volutamente cattivi, crudeli e violenti: passano dall’odiare il gioco e il ‘sistema’ ad attaccarsi a vicenda e a litigare tra di loro. Questi elementi generano un dilemma etico interamente progettato dagli organizzatori del gioco che rafforza l’opinione dei mostruosi VIP secondo cui queste persone meritano di essere disprezzate e maltrattate. La fantasia e il sogno di avere un colpo di fortuna e diventare ricchi mettono queste persone l’una contro l’altra, portando anche a tradimenti che colpiscono per la crudeltà: per i concorrenti, gioco dopo gioco, i nemici non sono più chi li ha portati alla disperazione, ma quelli che lo separano dal montepremi.

La cosa davvero interessante di ‘Squid Game’ è che tutti i temi trattati non lo sono mai con retorica, come insegnamento o volontà di insegnare qualcosa allo spettatore, tutto viene mostrato per quello che è, senza spettacolarizzazione o esagerazione, per lasciare a ognuno la possibilità di trarre le proprie conclusioni. E’ un prodotto di intrattenimento e qui non ci troverai le risposte dell’esistenza, ma sicuramente qualcosa di divertente, interessante, coinvolgente e capace anche di far fare qualche riflessione.

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