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'Piccole Donne', ispirato in modo confuso a Louisa May Alcott, è tante cose e non so che dire

‘Piccole Donne’, ispirato in modo confuso a Louisa May Alcott, è tante cose e non so che dire

| On 27, Apr 2023

‘Piccole Donne’ o ‘Little Women’ è un drama coreano di 12 episodi su Netflix e, anche se è basato sul famoso romanzo di Louisa May Alcott, la trama ha poco a che fare con il libro e va per la tangenziale verso qualcosa di molto diverso.

E’ un thriller, a tratti sfocia in un horror psicologico, molto complicato che si muove tra omicidi, fiorellini, guerra del Vietnam, contabilità, ricconi crudeli, orchidee e poveri che cercano di sopravvivere.
Tutto molto coreano e tante cose.

La storia delle tre sorelle Oh è piena di alti emotivi, recitata in modo superbo e prodotta in modo brillante.

Ci è piaciuto?
Ni.
Funziona per tutti?
No.
E’ un prodotto per chi ama i melodrammi coreani, perché, sotto al thriller, sotto agli omicidi, sotto ai personaggi femminili interessanti, c’è quello: il DRAMMONE COREANO.

Conviene dargli una possibilità?
Secondo noi, sì.

Di cosa parla questo drama?
Tre sorelle vengono coinvolte in una serie di omicidi e di truffe che le porta a combattere contro la famiglia più ricca e influente della Corea del Sud.

Oh In-Joo (Kim Go-Eun) è la sorella maggiore. È cresciuta in un ambiente terribilmente povero ed è ancora povera. Fin da piccola ha capito che il denaro era la cosa più importante per proteggere se stessa e la sua famiglia. Il suo sogno è vivere una vita normale come le altre persone ma un omicidio e un ‘regalo’ di 2 miliardi di won in contanti le sconvolge la vita.

Oh In-Kyung (Nam Ji-Hyun) è la sorella di mezzo. È una giornalista entusiasta che crede nel fare le cose giuste, anche se questo vuol dire che resterà povera. Ora inizia a scavare in un caso misterioso sul candidato sindaco di Seoul-

Oh In-Hye (Park Ji-Hu) è la più giovane delle tre sorelle. È una studentessa di un prestigioso liceo artistico e ha un talento naturale per la pittura. Spesso sente che l’amore delle sue due sorelle maggiori per lei è troppo.

Piccole cose bellissime:
Avventura e suspense sono parole tipicamente riservate alle storie guidate da uomini nei drama coreani, ma ‘Piccole donne’ ci ha regalato una storia dominata da donne forti, stimolanti e spesso diversamente caratterizzate: abbiamo le tre sorelle, una più ingenua e dedicata alla famiglia, una con problemi di alcol ma un gran senso della giustizia, una approfittatrice e più egoista, con altre donne opportuniste, aggressive, psicopatiche, ladre o, semplicemente, pessime sotto ogni punto di vista.

E’, infatti, una storia dominata da personaggi femminili forti e riccamente disegnati, raramente visti nei drama coreani.

Quindi prendete dei personaggi femminili interessanti e metteteli in una serie di eventi assurdi ed esagerati con plot twist ancora più esorbitanti ed esaltati. Tutto molto iperbolico e con taaaaante cose.

Lo scrittore Chung, infatti, ha plasmato la struttura dei melodrammi – soap opera coreane (noto anche come makjang), che si muovono a una velocità vertiginosa e sono costellati di rivelazioni scioccanti, per darci una storia ricca di momenti salienti emotivi su una base thriller e familiare.

Tutto parte con un omicidio, il primo dei tanti, e si snoda con tantissimi colpi di scena, contorcendosi più e più volte su se stessa fino a che si arriva, un po’ confusi ma molto presi, alla fine.

Cosa affronta il drama?
L’ampio baratro della disuguaglianza sociale è un argomento sempreverde nei drama e nei prodotti coreani, ma la maggior parte degli spettacoli si attiene a una visione semplicistica che dipinge i ricchi come malvagi e i poveri come oppressi ma puri.

‘Piccole donne’ inizia allo stesso modo, ma con osservazioni insolite e perspicaci, si esamina come le circostanze sociali possono modellare il comportamento delle persone e come anche una persona buona ma agire in modo non buono. Il drama abbatte l’illusione del libero arbitrio, mostrando come spesso, volenti o nolenti, le persone possano essere controllate dal denaro.

L’amore c’è, ma poco. Non aspettatevi cose romatichelle perchè non ci stanno.

Davvero molto interessante:
Dal punto di vista visivo e cinematografia, così come nel montaggio, questo drama è fatto benissimo.

Oggetti di scena vividi e memorabili, come “orchidee fantasma” blu cobalto e décolleté rosse ricorrenti, aggiungono colore a set mozzafiato che sono spesso decorati con carta da parati insolita. Infatti, il colore gioca un ruolo importante in tutta la storia. Il direttore della fotografia gira in modo intelligente scene in cui i misteri vengono svelati in seguito e non ci rendiamo nemmeno conto che le cose erano proprio davanti a noi.

Ora, la domanda delle domande: quanto c’è del libro ‘Piccole Donne’ di Louisa May Alcott?
Se il libro ha avuto le sue quattro protagoniste – le sorelle March (una, si sa, muore molto giovane) – perseverare nelle difficoltà domestiche ed economiche mentre si appoggiano l’una all’altra, la controparte coreana ha le sorelle Oh che sono fermamente determinate a modo loro, spesso ingenuo, ferocemente idealista e imprevedibile.
Eppure le sovrapposizioni tra le 3 sorelle March e le 3 sorelle Oh, per carattere e aspirazioni, ci stanno tutte.

Punti di forza:
Come siamo ripetitivi, ma i personaggi femminili sono incredibili.

Kim Go-Eun interpreta perfettamente la credulona ma curiosa di sapere tutto, la sua In-Joo, con una credibilitù disarmante. Ho sempre trovato Go-Eun brava, ma qui supera se stessa. Il suo carattere sembra sempre grigio, sempre in bilico tra quello che vuole fare e quello che deve fare, nel mentre restava sempre coerente con se stessa.

In-Kyung altro bellissimo personaggio: razionale, combattente, giusta e coraggiosa, ma anche fragile e vittima dell’alcolismo.

Won Sang-A è un personaggio debole, fragile ma anche crudele e manipolatorio, interpretato da una Uhm Ji-Won splendida e incredibile che, a tratti offusca anche il primo cattivo, suo marito Park Jae-Sang (l’attore Uhm Ki-Joon che ormai fa solo e sempre il cattivo perchè gli riesce troppo bene).

Punti di debolezza:
“Il mondo è davvero minuscolo”, l’ho pensato più volte durante questo drama perché richiede una sospensione del giudizio davvero troppo alta per me.

A Seoul abitano quasi 10 milioni di persone, secondo i dati del 2017, quasi 3 volte il numero di abitanti di Roma, eppure i protagonisti di questo drama sono amici, parenti, vecchi aiutanti, persone che vanno dallo stesso pescivendolo e che si sono incrociate, almeno una volta, dal macellaio Antonio. Credibilità: +1000000000000

Infatti, la famiglia ricca dietro l’azienda per cui lavora Sorella 1, è anche la famiglia cattiva su cui indaga Sorella 2, che è anche la famiglia che aiuta economicamente e dove vive l’amica di Sorella 3. Ah.

Poi abbiamo le segretarie che fanno anche le gangster quando c’è bisogno, le vecchie parenti che in passato facevano le infermiere o andavano in Vietnam (incontrando OVVIAMENTE i parenti della famiglia ricca di cui sopra), colleghe che hanno ricevuto soldi e supporto dalla famiglia ricca di cui sopra ecc. ecc.
In pratica QUALSIASI personaggio vagamente ricorrente in questo drama, è in realtà anche figlio del fratello del cugino del panettiere sotto casa che in passato è stato collegato alla famiglia di ricconi, perché ha dato una pacca sul culo sulla figlia del passante del vicino che è, ovviamente, la loro figlia segreta.
Siamo a questi livelli.
E dopo che vedi questo dinamica per QUALSIASI personaggio, un po’ ti rompi le palle.

Lo diciamo, poi, solo accennato per evitare spoiler, ma la questione ‘Jeongran Society’ è stata gestita MALISSIMO, presentata troppo rapidamente e in un modo serioso ma confuso tanto da rendermi perplessa anche adesso, a distanza di tempo dalla visione del drama.
Era necessario?
No, secondo me no.
Soprattutto no se devi gestirlo così.

Conclusione:
Piccole Donne’ è da provare, bisogna dargli una possibilità per capire se fa per te o no.
In media, vale se:
– se hai bisogno di un giro sulle montagne russe di eventi misteriosi;
– se sei un fan del genere thriller-mistero;
– se stai cercando qualcosa che possa coinvolgerti fino alla fine;
– se vuoi qualcosa che ti coinvolga totalmente e non ti faccia pensare ad altro (perché è logicamente impossibile distrarsi).

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