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'FREEZE/UNFREEZE' di Lucas Wong, ex-NCT, è un documentario bruttino, molto brutto

‘FREEZE/UNFREEZE’ di Lucas Wong, ex-NCT, è un documentario bruttino, molto brutto

| On 30, Mar 2024

Lucas Wong, ex-membro degli NCT e WayV, sta per tornare (stanno già uscendo i primi teaser di ‘Renegade’ previsto per il primo aprile) e inizia a raccontarsi di sé, dopo 3 anni di pausa, tramite un documentario diviso in due parti e pubblicato su Youtube e sulla versione cinese Bilibili.com, prima parte ‘FREEZE’ e seconda parte ‘UNFREEZE’.


Qui commentiamo il documentario, le sensazioni che mi ha dato, le miei impressioni e se per me funziona.

Partiamo dall’inizio: la controversia.
E’ successa? E’ tutto inventato?
Noi non c’eravamo quindi possiamo convincerci di quello che vogliamo.
MA
– Lucas si è scusato (di fatto) subito.
Se l’SM avesse avuto prove che potevano scagiornalo, non lo avrebbero fatto scusare così velocemente.
– Spesso e volentieri, quando ci sono gli elementi, Dispatch o altri hanno pubblicato chat, messaggi, analisi forense della voce ecc che, anche a distanza di anni (vedi le AOA), hanno dimostrato la verità. Se a distanza di 3 anni con Lucas tutto questo non è avvenuto, è strano.
– Nel documentario, Lucas stesso dice di “Non mi compoterò più in modo così stupido come ho fatto in passato, mai più” e non sono parole che si usano dopo che ti sei scusato per qualcosa che non hai fatto. Dice anche “Niente può giustificare quello che ho fatto”, “Mi dispiaceva così tanto di voler morire, perché onestamente è stata tutta colpa mia”, ancora, non parole di chi pensa di essere innocente o di essere stato incastrato.
– A distanza di 3 anni l’SM non ha chiarito che Lucas sia innocente e anche in questo documentario l’obiettivo non è dimostrare che Lucas sia innocente, ma farci capire che Lucas c’è stato molto male e che è cambiato adesso.
Quindi, io credo che ci sia del vero nelle accuse.

Tutta la controversia, nel dettaglio, con le prove delle accusatrici, le confutazioni dei fan, le conferme di altri fan, le tempistiche, il contesto, le speculazioni e anche il complotto, è in uno dei nostri ultimi articoli: c’è tutto in modo freddo, distaccato e analitico.

Lucas Wong, ex-NCT: colpevole o incastrato?

Non sappiamo quante delle accuse siano vere e, le accuse a grandi linee sono:
– avrebbe iniziato relazioni sue fan;
– avrebbe tradito le varie fan, tendendo i piedi in più scarpe;
– le avrebbe convinte a farsi regalare abiti costosi e di lusso;
– avrebbe fatto pressioni su una ragazza affinché facesse sesso con lui mentre aveva il ciclo;
– avrebbe manipolato le donne inducendole a non usare il preservativo, facendo loro credere di essere esclusive.
Personalmente non credo agli ultimi due punti, che sono esclusive dichiarazioni delle ragazze e che sono, quindi, difficili da dimostrare.

Nell’articolo ha parlato di tutto e ci tenevo a rivedere le prove adesso, prima del documentario e mi sono sforzata di eliminare ogni mio preconcetto, per aprirmi alla possibilità che Lucas fosse innocente.
Dopo riaver visto tutte le prove a distanza di 3 anni, vedo la controversia in modo molto meno negativo (devo essere sincera), perché alcune cose strane ci sono.

Però credo che le accuse di tradimenti, manipolazione e scomparsa improvvisa di Lucas (quando si stancava delle relazioni) siano veritiere.

QUINDI

Andiamo al finale: Lucas sta per tornare.
Tutti meritano una seconda possibilità, anche Lucas.
Non ci sono dubbi.

Torniamo al mezzo: come ci fanno vedere nella parte del documentario, Lucas ha il diritto di esserci stato male.
Essere depressi è sempre brutto. I pensieri che ha fatto Lucas, quelli ‘terribili’, mi spezzano il cuore, come lo spezzerebbero a ogni essere umano ed è giusto che sia così.
Mi dispiace che Lucas abbia passato dei mesi orribili, umanamente.

Però, questo documentario è una monnezza.

– Non si parla così della depressione
La depressione qui è usato come strumento e raccontata in modo assurdo. Non si parla mai di depressione in senso stretto ma soprattutto di ‘stati d’animo’, non si parla di suicidio ma di ‘pensieri terribili’, non si parla di terapie ma di ‘ti ho fatto uscire dopo che i capelli hanno ricominciato a crescere’.

Poteva essere un’occasione per parlare bene e correttamente di depressione in Corea, in un paese dove è un tabù e, invece, ancora questi mezzucci per dire e non dire, facendo diventare la depressione uno strumento per farci provare pena e pietà per Lucas.

– Tutto è fumoso e non ci sono vere scuse
Non parla di quello che ha fatto, non nomina le sue azioni sbagliate, ma cita ‘quello che è successo’, come se fosse avvenuto in modo distante da lui e senza che lui ne fosse davvero coinvolto. C’è una mistificazione e un’allusione così generica che, se non ricordi bene quello che è successo, puoi anche pensare che Lucas sia andato in pausa per una grave malattia.
Bisognava contestualizzare l’errore, non creare questa distanza dallo sbaglio che non trasmette la sincerità del ragazzo.

Lucas in questo documentario non si è scusato davvero.
E’ chiaro, quindi, che l’obiettivo è quello di presentare un nuovo Lucas, una sua nuova personalità, più riflessiva e meno cool.

Il modo in cui si racconta è confuso, ambiguo e vittimistico, funziona solo coi i fan. I non-fan e il pubblico non li convinci con un prodotto del genere.

– Vittimismo e vittimismo
Nel secondo episodio Lucas, o meglio il padre di Lucas dice una verità: ‘Quando fai qualcosa di sbagliato, nessuno ti perdonerà, solo la tua famiglia ti perdonerà davvero, non puoi piacere a tutti’ e per quanto questo sia vero, tutto questo documentario non capisco dove voglia arrivare a parare.
Papà di Lucas: ma da quando chiedere scusa è uguale a ricevere il perdono?

Tu chiedi scusa perché hai sbagliato.
Tu chiedi perdono a chi ti sta davanti per liberarti da un peso e il perdono può essere concesso o meno dalla persona cui ti stai rivolgendo.

A me non piace la struttura di questo documentario, perché è palese il suo ultimo scopo di dipingere Lucas come la vittima della situazione, il ragazzino preso da sé che a 16 anni si è trasferito in Corea del Sud e, cito le sue parole: “ho dovuto iniziare a prendermi le responsabilità”.
Peccato che, nel mentre si iniziava a prendere le responsabilità, iniziava anche relazioni romantiche con 3/4 ragazze ingenue alla volta, che tradiva sistematicamente, e che convinceva, con una sottile e subdola manipolazione psicologica, che fosse le uniche e le migliore.

Quello che ha fatto Lucas è illegale? No.
Quello che ha fatto Lucas è immorale? Assolutamente sì, per questo che siamo qui a parlarne.
Quello che ha fatto Lucas non si potrà mai perdonare? Assolutamente no, errare è umano, lui è molto giovane, ha vissuto esperienze che ti cambiano, a volte in meglio e a volte in peggio, e tutti commettiamo degli sbagli. Forse io nella sua posizione avrei fatto cose anche peggiori.

Lucas può essere perdonato, ma prima mi aspetto di essere convinta che abbia capito il suo errore, che sia cresciuto e che sia davvero dispiaciuto.

Per me sono ridicoli due episodi di un documentario dove viene presentato come LA vittima della storia (con un accenno laterale e sottile alla controversia con ‘so di aver sbagliato e mi scuso’ – scuse generiche, non specifiche, quindi scuse INUTILI) nel mentre cerca di far pesare allo spettatore che, per colpa dello hatius in cui è stato messo per la reazione del pubblico, lui ha sofferto tanto, è andato in depressione, ha perso i capelli e ha avuto anche pensieri terribili.

Non è colpa nostra. Lucas ha agito in modo sbagliato.
Non è colpa nostra se è andato in pausa. Lucas ha agito in modo sbagliato.
Non è colpa nostra se è andato in depressione. Lucas ha agito in modo sbagliato e ha dovuto fare i conti con i propri errori e i suoi sensi di colpa.

Mi ripeto ancora: Lucas ha tutto il diritto di starci male, ma prima di farmi vedere tutto il suo dolore, vorrei vederlo che si scusa davvero, che mi fa capire che ha compreso i suoi errori e come ha rimediato con le vittime.
Si fa così nel mondo dei grandi.

– Tra pietà e banalità
Il documentario vuole ripulire la sua immagine, facendoci prima avere pietà per lui, poi ricordandoci che ha ancora amici e un lavoro (è una persona rispettabile), che tiene alla famiglia (perché la famiglia è importante), che è religioso (di certo non poteva mancare la scalata al tempio), che va a cena con gli amici (amici che lo riprendono, ricordandogli di non fare più gli stessi errori, biricchino) nel mentre lui resta in un assurdo silenzio, fa esercizio fisico e lavora sodo su di sé.

Un po’ brutto come è stato fatto questo documentario. Mia nonna con due centesimi lo faceva meglio.

Poi, si vedono solo uomini, eh, in questo documentario per riabilitare un ragazzo che ha maltrattato, sfruttato e mentito alle donne.
Sottile SM, così sottile.

– Note a margine
Un commento (in inglese) aberrante sotto alla seconda parte del documentario mi ha fatto accapponare la pelle: “Non ho idea di cosa gli sia successo. Lui non deve scusarsi. Lui c’è stato male e aveva bisogno di una pausa e quindi è ok, tutti ne hanno bisogno”.

Da quando gli essere umani non devono prendersi la responsabilità delle cazzate che fanno solo perché anche loro ci sono rimasti male?
Scusate, ma se io faccio male a una persona e poi ci sto male, non devo chiedere scusa o pagare il mio debito verso la società (reclusione, multa, ammenda ecc) perché io ho pianto tanto?
Ma che problemi abbiamo a prenderci la responsabilità delle nostre azioni e delle nostre parole?

Stare male per le cazzate che abbiamo fatto, è un conto.
Ma le cazzate che abbiamo fatto, hanno creato sofferenza anche ad altre persone e quelle persone non meritano delle scuse? Non meritano di vedere il carnefice che si scusa, che porta una spiegazione – ma non cerca una giustificazione – alle sue cazzate, cercando di passare per la vittima?

– A chi è rivolto questo documentario?
Palesemente ai soli fan e, tra i fan, soprattutto quelli coreani e internazionali.
Non è un caso che Lucas, prima lingua il mandarino essendo di Hong Kong, parli per lo più in coreano (soprattutto nel primo episodio).

Il video sta andando bene su Youtube. In due giorni ha quasi raggiunto un milione e mezzo di visualizzazioni con oltre 40.000 commenti, così come il nuovo account Instagram è a oltre 800.000 follower e si è iscritto su TikTok (la versione internazionale, non quella cinese).

Di sicuro è andata meglio la prima parte, che dopo una settimana conta 1 milione a 600.000 visualizzazioni, mentre la seconda è interessata meno, con meno di 600.000 visualizzazioni in 4 giorni.

In Cina, invece meh. Il nuovo account Weibo LUCAS ha meno di 3.000 followers al 26 febbraio. Sono diventati 3052 il primo marzo.

I like ai post sono 11.000 a quello di due giorni prima. le varie foto che ha pubblicato il 27 febbraio, al primo marzo hanno tra i 1.200 e i 2.900 like.

I video, caricati su Bilibili (servizio di streaming famosissimo in Cina QUI) hanno poche visualizzazioni e pochi commenti. La prima parte, dopo due giorni, circa 3500 commenti (molti che gli dicono di lasciare stare i WayV) e meno di 60.000 visualizzazioni (al primo marzo sono diventate solo 65.000).

– Il dopo, comunque, non è accettabile
Ci sono stati commenti dei netizen inappropriati sul web, scherzi sul suicidio di Lucas e ovviamente sono comportamenti assurdi. Come ho detto su, Lucas ha il diritto di essere stato male e ha anche il diritto di dirlo. Per me, però, doveva dirlo dopo essersi scusato perbene. Io gli contesto solo questo.

– Conclusione
Solo i fan possono vederlo.
L’SM inqualificabile con questo prodotto.

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