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Sempre più brani K-pop in inglese: “i fan coreani vengono trascurati”?

Tra il 2019 e il 2020 è aumentato il numero di canzoni K-pop che vengono rilasciate anche con la traduzione in inglese (lo hanno fatto le TWICE, le G-(I)dle, gli Stray Kids, gli NCT ecc) e, nell’ultimo periodo abbiamo avuto casi di gruppi destinati prevalentemente al mercato statunitense, i SuperM dell’SM Entertainment, o brani nuovi interamente o quasi in inglese, ‘Dynamite’ dei BTS, ‘ICE CREAM’ delle Black Pink, la discografia inglese dei MONSTA X ecc.

Con una maggiore attenzione sul mercato internazionale, alcuni fan coreani e internazionali stanno iniziando a preoccuparsi per la “perdita del fascino di ciò che rende il K-Pop unico”. Soprattutto i fan coreani stanno esprimendo il desiderio per il K-pop di restare focalizzata sulle performance e sui tesi coreani, rispetto all’inglese. Alcuni affermano anche di sentirsi trascurati.

A differenza della prima generazione kpop con gli HOT, che erano rivolti al mercato interno, e alla seconda generazione kpop con i Big Bang, che ha iniziato a rivolgersi al mercato estero, la terza generazione kpop è molto più tesa al mercato globale. I BTS sono diventati il ​​primo cantante asiatico a raggiungere il primo posto nella classifica HOT100 della Billboard, qualcosa che nemmeno ‘Gangnam Style’ di PSY, primo successo internazionale e sentita ovunque, era riuscita a fare. Con la creazione di un fandom più grande all’estero che in Corea, non è naturale per i cantanti coreani cantare soltanto in coreano. Anche le BLACKPINK hanno iniziato con inglese in “Kiss and Make Up” collaborando con Dua Lipa nel 2018 e “Your Candy” con Lady Gaga all’inizio di quest’anno. Il gruppo è già teso a un mercato globale con Lisa dalla Thailandia, Rosé cresciuta in Australia che parla perfettamente inglese e Jenny altrettanto brava perché ha studiato in Nuova Zelanda.

Il professor Gyu-Tak Lee della George Mason University in Corea del Sud, che ha scritto ‘Conflicting K-Pop’, ha riferito in merito a ciò: “Dato che il termine K-pop stesso è stato usato per la prima volta all’estero, è inseparabile dal mercato globale” e poiché a questo si aggiunge la natura nazionalista della Corea del Sud, una situazione del genere non può che creare un conflitto.

Kim Yun-ha, un famoso critico musicale, ha dichiarato: “A differenza di “Eat You Up (2008) di BoA o di “Lifted” (2016) di CL e di coloro che hanno composto canzoni in inglese per entrare nel mercato statunitense, la situazione dei BTS o delle Black Pink ha sottolineato che quando il fandom si è creato con le canzoni coreane e si è allargato, a un certo punto le canzoni in inglese sono necessarie. È un tentativo che vale la pena provare almeno una volta per catturare l’estensione del pubblico e salire di un livello”.

Attualmente il K-pop sembra dover viaggiare su due binari: la dimensione del mercato musicale coreano è salita alla sesta posizione a livello mondiale, ma la differenza di dimensioni è significativa rispetto agli Stati Uniti, che sono il primo mercato per profitto musicalmente parlato, seguiti a ruota dagli enormi numeri del Giappone. Il professor Gyu-Tak Lee ha precisato: “Il mercato musicale giapponese è 7 volte più grande di quello coreano, ma gli Stati Uniti sono un mercato enorme, da solo è 3/4 volte quello del Giappone. Anche se probabilmente non ci sarà mai un album interamente in inglese, sempre più spesso avremo due o tre canzoni inglesi in parallelo alla normale promozioni coreana, con le performance tipiche del K-pop.”

Il critico Yunha Kim ha detto: “La JYP ha fatto debuttato le Niju, tutte giapponesi con singolo Giapponese e destinate al mercato giapponese, ma sono di fatto riconosciute come un gruppo K-pop, non J-pop. È perché la produzione principale è stata effettuata in Corea. È ora di rivedere e definire la definizione di K-pop non solo per la nazionalità e la lingua dei membri, ma anche da altre prospettive come produttore, agenzia e capitali.”


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