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'Corso accelerato sull'amore' è qualcosa e, per la prima volta, sono in seria difficoltà

‘Corso accelerato sull’amore’ è qualcosa e, per la prima volta, sono in seria difficoltà

| On 15, Dic 2023

‘Corso accelerato sull’amore’ o ‘Crash Course in Romance’ su Netflix è un drama di 16 episodi che trovate su Netflix e che è un insieme di cose e situazioni e cliché e drammani e persone che si comportano in modo strano.

Si fa guardare? Molto, me lo sono divorata e mentre lo guardavo ero coinvolta.
Mi è piaciuto? Ci ripenso da 7 giorni e no, non mi è piaciuto molto, in realtà.

Mi sono presa del tempo per riflettere prima di scrivere questo commento perché mentre lo guardavo ero curiosissima, un’ossessa che rideva e cercava di capire cose, trovare spunti, vedere come sarebbe finita con personaggi a cui mi ero affezionata. Poi, finito il drama, mi sono resa conto che ho visto una cosa che non era male, ma che non aveva soddisfatto le alte aspettative che mi ero creata da sola.

‘Corso accelerato sull’amore’ è carino, eh, ma il finale è arraffazzonato e gli sceneggiatori hanno perso qualche passaggio per la strada… e non sapevano cosa fare negli ultimi 4 episodi che sono veramente il punto più basso di tutta la serie tv.

Così come si sono sforzati così tanto di inserire certi cliché, che alla fina, quando ripensi collettivamente al drama e devi giudicare il tutto, ti saltano agli occhi come pugni in faccia e sì, non è stato un granché questo corso accelerato sull’amore.

Capisco tutte le buone intenzioni, ho adorato gli attori, ma qualcosa si è perso e io non so bene come ricordare questo drama.
Ma andiamo per gradi.

Di cosa parla questo drama?
Nam Haeng-seon gestisce un negozio di contorni (banchan) mentre alleva un’adolescente, Nam Hae-yi, insieme a suo fratello autistico, Nam Jae-woo. Poi abbiamo il famoso insegnante di matematica, Choi Chi-yeol, della popolare accademia privata The Pride, con un disturbo alimentare derivante da un trauma passato.

Dopo una serie di eventi, Choi Chi-yeol finisce per rubare il cellulare di Jae-woo e romperlo, entrando nella lista nera di Haeng-seon e, subito dopo, scopre che riesce a mangiare senza vomitare solo il cibo di Haeng-seon stessa. A questo aggiungete che Nam Hae-yi inizia a frequentare l’accademia privata The Pride, e il quadro, complicato, è servito!

Piccole cose (forse non) bellissime:
Prima di tutto: qual è il genere di questo drama?
Io non l’ho capito e secondo me non l’hanno capito manco gli sceneggiatori che avevano tre trame di tre diversi drama che hanno mischiato creando un prodotto strano. Tipo tre scarti che non sapevano proprio come utilizzare e li hanno mischiati, malissimo, per creare una cosa a caso.

E’ una classica storia d’amore partita con due protagonisti che si odiano (madre single e uomo di successo ricco e snob, ma che in realtà si conoscono dal 1852 a.C.), che potrebbe benissimo essere applicata a una coppia di studenti del liceo o dell’università, ma che qui viene traslata su un uomo e una donna di almeno 35 anni. Sottolineo l’età perché, secondo me, non era una storia d’amore pensata per gente adulta, dato che i protagonisti, anche se adulti, si comportano come adolescenti infoiati ma pudici.
Prendete l’innocenza, la vergogna e le dinamiche sceme di due ragazzini e traslatele sulle facce di un attore di 40 anni e di un’attrice di 50 anni che fanno la parte di trentacinquenni. MAMMA MIA CHE COSA DEVONO SOPPORTARE. Ok che ci dicono e fanno capire che è la loro prima esperienza amorosa in assoluto, ma come si comportano è DA IMBECILLI e non ha alcun senso. Per quanto questa possa essere la tua prima esperienza, HAI (si presume) 35 ANNI CA**O, NON 15.

Però, è anche una specie di true crime investigativo dove abbiamo il killer maniaco delle sfere di metallo che semina il terrore nella città e nell’Accademia dove lavora il protagonista e studia la figlia della protagonista. Con degli indizi molto banali, che comprendi all’episodio 6 chi è il vero colpevole, la storia si conclude all’episodio 14 con una spiegazione CHE FA CAGARE LA MERDA e una motivazione CHE FA ANCORA PIU’ CAGARE LA MERDA.
Amareggiata. Molto amareggiata da come hanno gestito questa trama mistery che, effettivamente, è quella che mi ha coinvolto di più. Anche perché per i primi 6 episodi, alcuni indizi mi hanno effettivamente confusa (non sono MAI stata brava a capire i colpevoli, faccio davvero schifo nei gialli) e anche quando l’ho capito, effettivamente volevo capire il perché que personaggio faceva quel che faceva. Inutile dire che dopo l’episodio 13/14 per me MEGA NOIA. Inutile sottolineare che se amate il genere, tutta questa trama vi risulterà ancora più banale e scontata e probabilmente non cadrete nei pochissimi tranelli che gli sceneggiatori inseriscono.

Infine, infilateci il classico melodramma familiare in stile makjang dove abbiamo famiglie disfunzionali a più non posso, con madri ricche che ossessionano i figli per lo studio e cercano, anche con pratiche illegali, di farli diventare i migliori a scuola, con le solite dinamiche di potere tra ricchi e poveri sia a livello sociale che scolastico e con del minimo (ma sempre adatto) pseudo bullismo. Il tutto è concentrato nelle problematiche delle accademie, scuole pomeridiane e serali frequentate dagli studenti coreani per prepararsi agli esami statali e ai test d’ingresso dell’università. E’ un problema vero in Corea del Sud e questa parte del drama vede il confronto genitori/figli sulla scuola, con la pressione che i primi riversano sui secondi e tutte le conseguenze, anche terribili, che ne derivano. Nonostante la parte precedentemente descritta parla di omicidi con sfere di metallo, la più terribile e cruda è questa a livello familiare/scolastico, con ragazzini oppressi, maltrattati in famiglia, costretti a fare cose illegali tanto da arrivare ad avere problemi di depressione, all’avere un crollo psicologico che li fa fuggire dalla vita e dalla società, oppure scegliere di porre fine alla loro esistenza.

Mettere queste trame assieme è stata una cosa intelligente? Nei 16 episodi il drama non annoia quasi mai (soprattutto all’inizio), ma analizzando il prodotto dopo la visione lo capisci che è tutto totalmente casuale.

Inutile dire che è diventato uno dei drama più visti in Corea del Sud via cavo (e lo capisco perché anche io sono arrivata avida fino alla fine, solo per capire il mio disappunto dopo aver completato la serie) e a molti è piaciuto. Capisco i complimenti ma per me è tutto troppo superficiale con una storia crime che poteva benissimo essere evitata per lasciare spazio alle altre due trame e farle meglio. Avere buoni propositi non basta, le cose o le fai bene o non le fai.

Qual è lo scopo di questo drama?
Cosa vuole insegnarci?
Cosa vuole dirci?
Quali lezioni dobbiamo apprendere?
Il tutto, così tanta roba, è descritto con superficialità, una superficialità ovvia dato che stai dicendo troppe cose insieme.
Le motivazioni del serial killer sono insulsi per come sono presentati. Sono banali ma, soprattutto, sono spiegate in modo frettoloso in meno di una puntata.
Dopo che determinati personaggi sono stati così tanto oppressi dalle aspettative irrealizzabili dei genitori, con una pressione psicologica assurda tanto da portarli ad avere allucinazioni e crisi nervose, problemi psicologi gravi, scegliere di abbandonare gli studi, il tutto si risolve quasi con un stretta di mano, una banale ‘scusami tanto, ma perché non andiamo a farci un viaggetto di un anno in giro per il mondo?’ e un ‘viviamo bene su, e andiamo avanti’.
E vabbè.

Mi ripeto, come al solito, l’inizio prende, nonostante escamotage macchinosi, però nel percorso si perde nelle mille trame, nelle mille storie, e per parlare di tutto non presta attenzione a tutti, ai personaggi. Il cast fa quel che può con ciò che ha, ma questo drama è un viaggio per raggiungere una fine in modo pesante e confuso e senza alcuna identità.

Cosa affronta il drama?
Come ben comprensibile, un mischione anche qui.

Diciamo che, tra le tematiche principali, c’è il rapporto genitore-figlio, con le aspettative e le difficoltà che ne conseguono. Lo stesso è analizzato anche a prescindere dal legame di sangue, dato che una delle famiglia è legata più da una scelta di stare insieme, più che da un vero rapporto genitore-figlio (che, ovviamente, è l’unico rapporto genitore-figlio, in fondo, davvero sano, anche se i due non sono davvero genitore e figlio).

Ci sono genitori assenti, la cui assenza in qualche modo partecipa alla degenerazione degli eventi, sempre la figura paterna è quella marginale, eppure il drama non mostra questa cosa come problematica e la cosa a me fa incazzare. Puntualmente è sempre la madre qui, ossessionata dalla scuola e dal vedere il proprio figlio dottore/giudice/avvocato/magistrato che ossessiona a sua volta il figlio in modo anche aggressivo e violento, il tutto in un clima di omertà del padre che va volontariamente via perché il compito educativo spetta solo alla madre. Figure maschili che vedono i risultati pessimi del modo in cui le madri agiscono, ma che continua a guardare in disparte. Ah, vabbè.

Il tutto si risolve in vacca e ci si perdona perché ci dobbiamo perdonare.

Viene lievemente introdotta la questione ‘pressione degli studenti’ che in Corea del Sud è un problema assurdo: la Corea del Sud è il 12° paese al mondo per suicidi, il suicidio è la prima causa di morte per persone tra i 10 e i 40 anni (vogliamo sottolineare che ci sono bambini di 10 anni che si sono suicidati in Corea del Sud), il suicidio è stato attribuito il 44% dei decessi tra gli adolescenti e il 56,8% dei decessi tra i ventenni.

In Corea nel 2019 si calcolava che si suicidassero 21,2 persone ogni 100mila, l’Italia in quella classifica è al 152 posto (su 183 Paesi), con 4,3 suicidi ogni 100mila persone.

In più i dati in Corea sono in controtendenza: tra il 2000 e il 2019, nei paesi più sviluppati (OCSE), le morti per suicidio sono diminuite complessivamente del 29% (in ogni paese o è dimiuito o è rimasto stabile). Al contrario, in Corea, le morti per suicidio sono aumentate del 46% nello stesso periodo.

E’ risaputo che uno dei problemi è la forte pressione durante il periodo scolastico, soprattutto a ridosso degli esami e dei test d’ingresso alle università.

La questione delle accademia, dove moltissimi giovani coreani si riservano ogni giorno dopo le ore scolastiche, è un altro problema abnorme: ci vanno circa l’80% degli studenti, a pagamento, e ci studiano fin dalle elementari. Entrano il pomeriggio ed escono generalmente alle 10 di sera. L’OCSE ha classificato gli studenti delle scuole elementari, medie e superiori della Corea del Sud come i più bassi in termini di felicità rispetto ad altri paesi sviluppati e sono studenti, anche bambini, che per continuare a studiare, per quasi 20 ore al giorno, mangiano e bevono prodotti a base di caffeina o prendono medicinali per sviluppare l’attenzione (questo punto viene solo detto da un personaggio nel drama). Il problema del consumo di caffeina per bambini e ragazzini sotto i 18 anni è così grave che dal 2018 c’è il divieto assoluto di vendere cose a base di caffeina negli istituiti scolastici, in modo da rendere più difficile ai bambini comprarlo ai distributori della scuola.

E’ bello parlarne perché è un problema, ma, ancora una volta, questo drama ne parla ma poi lo tratta come una fase da affrontare per stare meglio dopo, senza condanna, senza mettere in evidenza le criticità di un sistema che sta facendo soffrire moltissimi bambini e adolescenti obbligati a una pressione ingiusta.

Punti su… qualcosa:
Ho avuto difficoltà con i due protagonisti che come attori sono molto bravi, ma interpretano due personaggi scritti davvero male e che hanno degli archi narrativi, davvero brutti.

Jeon Do-yeon, attrice bellissima di 50 anni, non sembra avere cinquanta anni, ma comunque si vede che non ha 35 anni come dovrebbe averli nel drama. Non si capisce bene quanti anni ha nel drama, ma sembra allenarsi per la nazionale di pallamano durante gli ultimi anni delle scuole superiori (in media è quella l’età importante per lo sport), quindi aveva 18, 19, massimo 20, 22 anni se invece andava all’università? Bene. Sappiamo che quando ha quella età ha la bimba di 6 anni. La storia riparte quando la ragazza è all’ultimo anno di superiori, quindi ha 18 anni. Sono passati 12 anni, quindi lei ha tra i 30 e i 34 anni, appunto.
Anche se cercano di vestirla come una pischella di 12 anni, non è credibile come trentenne. L’attrice ha 50 anni con il suo volto in molte scene non era affatto credibile, però attrice bravissima eh.

A prescindere dalla credibilità esterna, il suo personaggio è piatto e non ha un vero arco, non cresce, o meglio non cresce nei 16 episodi. Il suo arco è tutto nel passato, che vediamo con un brevissimo flashback (forse la parte più bella a lei dedicata). Si vede che è una donna dai principi solidi, buona, allegra che non si abbatte mai, e continua a lavorare sodo per se stessa.

Jung Kyung Ho sembra un po’ più credibile fisicamente, lui ha 40 anni, e il suo personaggio ha un arco narrativo, anche se banale in modo palloso: salvato dall’amore e dal fatto che finalmente ha imparato a cercare le notizie su google. Sì, perchè la maggior parte delle sue pare derivano dal fatto che, dopo il trauma che lo ha quasi distrutto, si è nascosto sotto un sasso (davvero non si capisce dove sia andato) e non ha saputo NULLA di tutto quello che è successo dopo, ossia soprusi, suicidio/omicidio, indagini, caso nazionale e assoluzione shock che sconvolse un paese tutto. Però, l’importante è arrivarci e Choi Chi-yeol finalmente scopre la verità e la verità lo rende libero. Ah, che bello.

Loro due insieme funzionano, anche se sembrano adolescenti in calore per come sono scritti, e la chimica ci sta. Almeno questo. credo che il loro funzionare, dato le cose che fanno e le cose che dicono (AAAAAAH perché li avete fatti così scemi questi personaggi), dipenda dalla bravura dei due attori più che dalle doti degli sceneggiatori.

Abbiamo la componente ‘autismo’ nello show, ancora una volta una persona affetto da autismo ma con doti speciali (vedi Avvocata Woo) e se, appunto, lo paragoniamo a questo prodotto, anche questo punto trattato con una superficialità imbarazzante.

In generale, però, gli attori fanno quel che possono con personaggi che sono delle caricature viventi e che si muovono in modo forzato e macchinoso.

Ma non diciamo solo cose negative.
Unica nota bella, che ancora ricordo con piacere, sono le lezioni di Chi-yeol e come, attraverso la matematica, insegnava concetti belli ai suoi studenti, parlando di ansia, di pressione, di difficoltà, comprendendoli e capendoli. Ecco quelle parti sono belle belle, così come tutte le parti nella famiglia Nam, che ha delle dinamiche che mi hanno molto coinvolta.

Conclusione:
Ho opinioni troppo contrastanti su ‘Corso accelerato sull’amore’ e quindi non so proprio come concludere. Fate voi e, nel caso, in bocca al lupo!

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