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Un commento

Anti-fans e cyberbullismo, la nuova frontiera del terrore

Anti-fans e cyberbullismo, la nuova frontiera del terrore

| On 01, Ott 2017

Ogni fan crede fermamente nel rapporto con il proprio idol “del cuore”. Un legame forse non tangibile, ma sicuramente unico e speciale. Magari in fondo in fondo sa che si tratta quasi sempre di un rapporto unilaterale, ma la vocina della scomoda verità viene subito messa a zittire.

L’idol è una parte del fan, il fan tiene a lui come a un parente, a un migliore amico, o (nella maggior parte dei casi) a un fidanzato. Ogni fan sente di possedere una piccola parte di quel cantante, soprattutto se ha passato intere giornate a votare per lui sui social, ad organizzare eventi per promuoverne la carriera, ha saltato pizze con gli amici e rinunciato a vestiti nuovi e uscite serali pur di comprare merchandising e biglietti per il concerto.

Forse è inevitabile, quando si dedica così tanto tempo a un’altra persona, non pretende qualcosa in cambio, seppur inconsciamente. E’ inevitabile forse, in giovane età, sentirsi ingannati quando quel qualcuno tradisce le tue aspettative all’improvviso, dopo tutti i mesi, o magari gli anni, dedicati a lui o a lei.

Fino a dieci anni fa l’unico modo per entrare in contatto con una celebrità era scrivere una lettera o incappare in un fortuito incontro per strada. Oggi fa sorridere il pensiero di prendere carta e penna per dichiarare il proprio amore e la propria dedizione a un idol quando esistono Twitter, Instagram e Facebook. Un paio di click, qualche secondo sulla tastiera e il messaggio è inviato. E se si è molto, molto fortunati, si può persino ricevere una risposta.

Per avere notizie non ci si affida più a riviste come “Cioè” (alzi la mano chi ricorda!), basta semplicemente controllare questo o quell’altro hashtag.

Ma internet, soprattutto la parte che riguarda i social, è la classica lama a doppio taglio. Se da una parte rende più stretto e personale il rapporto tra celebrità e fan, dall’altra rende più facile coltivare i sentimenti opposti: odio e gelosia.

Grazie alle pagine di updates è semplicissimo aggiornarsi quotidianamente sulla vita degli idol, e grazie alla complicità di paparazzi e riviste di gossip, relazioni, errori e difetti sono in bella vista a disposizione di chiunque.

Sommando questo enorme quantitativo di notizie con la facilità con la quale si possono reperire e con l’anonimato che internet fornisce a chi lo desidera, si può cominciare ad intuire come una giovanissima fan “tradita” dalla nuova relazione del proprio idol si lanci in molteplici insulti verso la malcapitata fidanzata. Insulti che nemmeno i più accaniti tra i capi ultras riuscirebbero ad ideare.

Un esempio di come sia facile per i fan rivoltarsi contro chi fino al giorno prima idolatravano, ce lo regalano i fan degli EXO.

Due anni fa su Twitter capeggiava un trend topic dai tratti allucinanti: “EXOLwantChanyeolDead”. Ma cosa spinge i fan ad augurare la morte a chi fino al giorno prima guardavano con occhi sognanti su Youtube?

Facile, quello che loro recepirono come un attacco nei confronti di un altro membro degli EXO, Kai. Ecco i fatti: durante un’intervista Chanyeol si lasciò sfuggire una battuta, sicuramente non delle migliori, sul colore della pelle di Kai, suggerendogli scherzosamente di sottoporsi ad un trattamento sbiancante. Battuta che tra l’altro aveva già fatto, usando termini diversi ma con lo stesso contenuto, sempre in televisione, paragonando il colore della pelle del collega a quello scuro della sedia.

Possiamo capire che Chanyeol abbia scelto di esibirsi in freddure del tutto fuori luogo, ma è chiaro che inviti al suicidio e minacce di morte siano inaccettabili, soprattutto davanti ad un così futile motivo.

Effettivamente le guerre tra EXO-L (fan degli EXO) e i membri del gruppo potrebbero definirsi leggendarie. Come quella, tra l’altro piuttosto recente, che vede protagonisti i fan di Sehun, etichettati come “i cattivi” e “le vittime”, ovvero Xiumin e il già citato Chanyeol.

Per una semplice gara di popolarità tra i ragazzi del gruppo, sponsorizzata da una grossa società di Entertainment asiatica, sono state lanciate alcune gravi accuse. I fan si Sehun sono stati accusati di usare bot per barare con le votazioni. Inoltre, avrebbero volontariamente cercato più volte il nome di Xiumin su uno dei principali motori di ricerca cinesi, associandolo però a insulti ed accuse insensate, in modo tale che chiunque cercasse il nome del ragazzo, avesse come suggerimento automatico il colorito insulto scelto dai fan.

Quanta organizzazione per una semplice gara di popolarità!

Ovviamente non stiamo parlando di un intero fandom, anzi. Si tratta però di casi così comuni all’interno dell’industria musicale coreana, che per queste persone si è coniato un termine del tutto nuovo: Antis, o Anti-fans.

Esiste addirittura una pagina di Wikipedia a loro dedicata, che spiega come gli Antis sianoindividui che si organizzano in gruppi per minacciare mentalmente o fisicamente le celebrità, con mezzi come lo stalking, le minacce online o il creare false voci sul conto della star e farle circolare su internet e social”.

Una frase in particolare colpisce di questa pagina: “Harassment of Korean artists has become a staple of K-pop fandom” ovvero, a grandi linee “Tormentare gli artisti coreani è diventato un punto fisso degli amanti del K-pop”. Molto significativo che Wikipedia veda le cose in questo senso, non trovate?

Analizziamo qualche altro caso per capire l’entità della situazione. 

Nel 2016 Daehyun dei B.A.P è stato umiliato dai netizens per il colore della sua pelle. Esatto, è successo solo un anno fa ed è successo proprio per questo assurdo motivo. L’idol aveva semplicemente pubblicato un selfie dove appariva sereno e in salute… commettendo però il “tremendo errore” di non applicare un filtro alla foto. Subito arrivarono numerosi commenti sul colore della sua pelle, anche qui giudicato troppo scuro per i canoni coreani. Dopo solamente un’ora Daehyun si è sentito costretto a togliere la foto e a ripubblicarla con un filtro schiarente, accompagnata dalla scritta “Scusate, non sono molto bravo con l’editing, lololol userò bene la foto!“. Come se avesse fatto qualcosa di cui vergognarsi!

Anche altri membri del gruppo hanno ricevuto commenti simili per motivazioni diverse ma altrettanto assurde: Himchan è stato più volte definito “grasso”, o più semplicemente “sovrappeso”, nonostante le costanti diete e il pesante esercizio fisico a cui si sottopone per mantenere sotto controllo il proprio corpo.

Da ricordare anche le incredibili critiche ricevute da Youngjae per la scelta del nuovo colore di capelli, arancione, fatto che urtò i sentimenti di alcuni fan dei BTS, che biasimarono l’idol per aver (a detta loro) copiato spudoratamente Jimin.

Chiudiamo la carrellata dei B.A.P con la questione di Zelo e Musical.ly. L’account di Zelo fu per un certo periodo messo in evidenza dall’app, esponendolo così al giudizio di numerosi netizens, che riuscirono a dare il peggio di loro con i commenti:

“Che cosa sei?”

“Quando ti ho visto sono corso via, sai perché? Fai paura”

“Sei un ragazzo o una ragazza? Sembri una ragazza intrappolata nel corpo di un maschio”

“Imbarazzante”

“Spreco di spazio”

Non possiamo nemmeno immaginare come possa essersi sentito Zelo a leggere tutto questo.

Nel 2009, quando Jay Park lasciò i 2PM (uno dei gruppi all’apice del successo in quegli anni), fu creata una petizione per chiedere al rapper di suicidarsi. Il titolo della petizione era letteralmente Jaebum dovrebbe suicidarsi ed arrivò a raccogliere 3000 firme prima che fosse cancellata.

E chi si ricorda del caso di Tablo, ex membro degli Epik High?

Nel Maggio del 2010 apparve su internet un forum chiamato “We Request the Truth from Tablo”, meglio conosciuto con l’acronimo coreano “TaJinYo”. Questo gruppo non credeva affatto che il rapper si fosse laureato in soli tre anni e mezzo alla prestigiosa Stanford University. Cominciarono a chiamarlo, in modo canzonatorio, con l’appellativo “God-blo”, dato che secondo loro solamente Dio poteva riuscire in una tale impresa.

In breve tempo, il dubbio si insinuò nella testa di molte persone. Come aveva fatto Tablo a completare il suo percorso accademico in 3 anni e mezzo quando solitamente ce ne vogliono quattro solamente per la laurea, con aggiunta di altri due per il master? Com’era possibile che non avesse dovuto scrivere (per sua stessa ammissione) la tipica tesi finale?

Video che tenta di provare la falsità della documentazione fornita da Tablo

I fan si sentirono traditi. Se si era inventato tutto, se non era veramente un genio accademico, forse non era nemmeno un rapper così bravo, degno di sostegno e promozione.

I suoi “anti-fans”, a quel punto, si scatenarono come non mai. Scavarono a fondo nella sua vita privata, arrivando a creare una teoria cospirazionista secondo la quale Daniel avrebbe rubato l’identità di un altro ragazzo, laureatosi a Stanford, trovando ogni tipo di prova (a volte accuratamente manipolata) per sostenere la propria tesi: vecchie foto, documenti personali, interviste semi-sconosciute, testimonianze più o meno veritiere… qualsiasi cosa capitasse sotto mano.

All’improvviso, nel 2010, la sua carriera sembrava al capolinea, il rapporto con la sua casa discografica era finito in modo brusco e la sua famiglia riceveva giornaliere minacce di morte.

Incredibile, eh?

E le ragazze? Anche loro sono vittime del cyber-bullismo? Ovviamente (e tristemente) si.

Ecco una foto pubblicata l’anno scorso da Lizzy delle After School.

Accanto ad alcuni commenti di persone che (giustamente) la invitavano a prendersi cura di sé stessa e a non sottoporsi a diete ferree solo per sottostare ad assurdi canoni di bellezza, si poteva leggere anche:

“Sempre meglio che essere un maiale”

“Vorrei essere come lei”

“9 donne su 10 farebbero subito a cambio con lei”

Una sorta di bullismo al contrario, una forma di psicologia inversa che potrebbe invogliare chi legge a seguire l’esempio dell’idol. Al contempo Lizzy stessa potrebbe sentirsi spinta a continuare su questa strada.

Dasom, delle Sistar, è arrivata a pregare i netizens di smettere di postare commenti malevoli sui suoi social: “Non riesco più a sopportare i commenti malevoli” ha scritto un giorno, al limite dell’esasperazione “ho sopportato per gli scorsi 6 anni, ma non riesco ad essere paziente con gli insulti durante il compleanno di mio padre. E’ meglio morire”.

Hyerin, delle EXID, fu a lungo presa in giro e accusata di essere una persona ignorante a seguito di un suo post di ringraziamento ai fan, che conteneva effettivamente alcuni errori grammaticali. La ragazza si scusò immediatamente e si affrettò a correggere il post originale, ma i soliti commenti malevoli non cessarono affatto.

E poi c’è Yeri, delle Red Velvet, che un paio d’anni fa ha subito pesanti insulti e ingiurie durante le promozioni per il singolo “Dumb Dumb”. O Sulli, ex membro delle f(x), anche lei sommersa da insulti più o meno pesanti dopo aver lasciato il gruppo e aver intrapreso una relazione fuori dai canoni, almeno secondo le regole dei netizens.

Ma come si passa così facilmente da fan a bulletto da tastiera? Perché la delusione per un determinato comportamento porta ad una reazione così smisurata?

I netizens sono semplicemente i cittadini di internet. Per lo più sono teenagers o giovani adulti, di età compresa fra i 10 e i 30 anni. Alcuni K-nets, fan di questo genere musicale, sono per tradizione piuttosto duri nel giudicare i loro stessi idoli.

In una cultura che mette al primo posto bellezza e successo è inevitabile sentirsi insicuri e provare spesso un forte senso di inferiorità. Alcuni riversano questi sentimenti contro sé stessi, a volte invece la mente umana trova piacere e soddisfazione nel rivalersi sugli altri, ritrovando sicurezza evidenziando i difetti e le mancanze delle altre persone.

Ma perché è capitato a ragazze come Sulli e Yeri, perché proprio loro e non altri membri dei loro gruppi? Come vengono scelte le vittime?

Nel caso di Sulli il problema nasceva dal ruolo di secondo piano che la ragazza aveva all’interno del gruppo. Da qui prese forma la calunnia secondo la quale la ragazza è priva di qualsiasi talento, e la sua carriera si basa unicamente “sul suo bel faccino”.

Un classico esempio di gelosia insomma. E quando venne fuori la sua relazione con Choiza, di 14 anni più grande, gli argini del fiume crollarono. Sulli divenne una facile preda del cyberbullismo, data l’inusualità della sua relazione. I commenti a sfondo sessuale si sprecavano, le voci su una sua presunta gravidanza erano incessanti. Tutto ciò la costrinse a prendersi una pausa dal gruppo e dalla luce dei riflettori.

La situazione di Yeri era piuttosto simile. Anche lei fu subito additata come la meno talentuosa del gruppo e accusata di aver fatto carriera unicamente per altre motivazioni. Anche lei fu a lungo vittima di commenti a sfondo sessuale e insulti del tutto privi di senso.

Ma i commenti malevoli dei cyber-bulli sono colpevoli di più di uno o due allontanamenti dalle scene. In alcuni casi sono stati complici di conseguenze estreme.

L’attrice coreana Choi Jin Sil e il presentatore transgender Jang Chae Won sono stati trovati morti, qualche anno fa, a distanza di un giorno l’uno dall’altro. Entrambi suicidi.

Lo stesso anno anche l’attore Ahn Jae Hwan si suicidò con il gas di scarico della propria auto. Choi fu accusata di essere una strozzina e di aver ridotto in povertà proprio Ahn Jae Hwan. Entrambi furono coperti di insulti e di calunnie, le voci e le dicerie si sprecarono. Le conseguenze purtroppo le conosciamo.

 

Choi Jin Sil e Ahn Jae Hwan

E’ anche la triste storia di Jeong Da-Bin, famosa attrice sud-coreana suicidatasi a soli 26 anni. Soffriva di depressione dovuta alla mancanza di lavoro, all’imprigionamento del suo manager e ai commenti malevoli sul suo aspetto fisico che giravano online.

Ma allora gli idol sono del tutto indifesi di fronte a questa moderna forma di violenza?

Per fortuna c’è chi sa come difendersi, eccome! Un ottimo esempio è Suzy delle Miss A che ha denunciato e consegnato nelle mani della polizia il suo bullo virtuale. Dopo ripetuti commenti malevoli sul suo conto, tra i quali spiccano “Dovresti esse buttata fuori a calci dall’industria dell’intrattenimento” e l’incredibile “Dovresti morire in un incidente d’auto”, la ragazza non ha potuto sopportare oltre ed è passata all’azione. Brava!

Stessa situazione per Seo Jisoo delle Lovelyz, accusata di reati di natura sessuale da una persona che affermava di avere avuto in passato una relazione intima con l’idol. Grazie anche alle prove raccolte dall’agenzia della ragazza, questa persona è stata denunciata e arrestata dalle forze dell’ordine.

E ancora Taeyeon delle Girls’ Generation che nel 2015 ha finalmente perso la pazienza. Non solo si è rivolta alle autorità, ma ha pensato bene di chiedere un aiutino extra: quello dei fan!

Con un accorato appello si è rivolta direttamente a loro perché l’aiutassero nella raccolta di commenti maligni a lei rivolti, in modo tale da poterli utilizzare come prove. In soli due giorni uno dei fan dell’idol (che si era preso la responsabilità di raccoglierli) ricevette più di 2000 segnalazioni, E 2000 è solo il numero dei commenti segnalati, possiamo facilmente immaginare come il numero degli insulti gratuiti fosse ben più alto!

Solo qualche mese fa, anche la SM Entertainment, una delle più grandi case di produzione coreane, si è mossa per proteggere i propri idol: una volta raccolte centinaia di prove, un rappresentate dell’agenzia si è recato dagli ufficiali competenti per denunciare tutti i casi di cyberbullismo sui quali fossero riusciti a mettere le mani.

Probabilmente però, il record lo detiene una delle cantanti più amate dalla Corea del sud: IU, che con le sue 82 denunce per diffamazione online, non si fa certo mettere i piedi in testa da nessuno!

Purtroppo sembra che le maniere forti in questo caso siano l’unico modo di gestire la situazione. Gli idol non possono farsi giustizia da soli, e le forze dell’ordine sono le uniche ad avere i mezzi necessari per fermare l’avanzata degli antis.

E i fan? A volte basterebbe poco: anche gli idol sono umani, è inevitabile che prima o poi ci deludano per un motivo o per un altro. Inutile giudicarli in base alle nostre irraggiungibili aspettative, soprattutto quando (ammettiamolo), loro non sanno nemmeno della nostra esistenza. Vale davvero la pena sprecare il nostro tempo a tessere una rete di insulti e rumors, passando giornate intere a covare odio, quando potremmo semplicemente uscire a farci una passeggiata ascoltando uno dei nostri album preferiti con le cuffiette?

58 cuori per questo articolo

Comments

  1. Valentina

    Direi che se scrivessi certe, cose mi VERGOGNEREI solo al andare in giro….
    Davvero la gente non ha niente da fare,se non criticare..
    Come si può dire in base al colore della foto (magari dalla mancata luce) non è dei canoni coreani? Ma scherziamo…è umano..!!! Pfff

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