Le vere e oscure ragioni dietro tutte le accuse di bullismo nel Kpop

Il bullismo scolastico in Corea del Sud è un problema pressante e questa caccia alle streghe a cui stiamo assistendo negli ultimi dieci giorni è la dimostrazione di quanto il tema sia una ferita aperta nel paese e in molti giovani. La Corea del Sud, purtroppo, è uno dei paesi con il più alto tasso di suicidi e spesso la causa è il bullismo subito durante il periodo scolastico.

Il problema è radicato nella società coreana (come in ogni paese del mondo) che è molto ossessionata dall’età e dalla gerarchia, e che ha creato già nella scuola una cultura fortemente competitiva (basti pensare alle classifiche degli studenti a livello di classe / istituto / nazionale). Poiché ci si aspetta che gli studenti si impegnino duramente e siano migliori degli altri, l’ambiente tra gli studenti è ostile e i compagni di classe vengono visti come concorrenti invece che amici. C’è anche una cultura dominante del conformismo presente nella società e le persone che hanno un aspetto diverso o si distinguono, vengono trattate come emarginate (come provato da studi riguardanti ‘i motivi del bullismo’ riportato successivamente).

I dati sull’ampiezza del fenomeno non sono chiari, ci sono diversi studi (soprattutto intorno agli anni 2000) ma tutti tendono a prenderli con le pinze, proprio perché è difficile avere dati certi in merito: in un primo studio (Hyojin Koo, Keumjoo Kwak & Peter K. Smith – 2007), con partecipanti di età compresa tra 11 e 16 anni provenienti da tutta la Corea del Sud, il 5,8% degli alunni coreani ha dichiarato di aver ricevuto bullismo e il 10,2% ha riferito di averlo fatto ad altri studenti più di una o due volte nell’ultimo trimestre.

A differenza dei paesi occidentali, in Corea il numero di bulli tende a essere maggiore del numero di vittime, ci sono molte più autrici di bullismo di sesso femminile e la maggior parte del bullismo avviene durante le scuole medie (e diminuisce molto durante i superiori). Le forme più citate di bullismo sono verbali, quelle fisiche sono relativamente poco frequenti.

Secondo un’altra ricerca (Young Shin Kim, MD, MPH; Yun-Joo Koh, PhD; Bennett L. Leventhal, MD – 2004) il 40% degli studenti è stato coinvolto in bullismo scolastico: vittime per il 14%, autori del bullismo per il 17%, vittime-autori per il 9%. I tipi più comuni di bullismo sono l’esclusione (23%), l’abuso verbale (22%), l’abuso fisico (16%) e la coercizione (20%). La prevalenza del bullismo è maggiore negli studenti con uno status socio-economico alto o basso. Significativamente più ragazzi che ragazze hanno subito il bullismo scolastico.

I dati riportati risalgono agli anni 2000-2010 che è anche il picco massimo degli episodi di bullismo. Il bullismo e la violenza sono diventati un problema sociale urgente al centro della politica dal 2011, dopo l’etichetta del “male sociale” che doveva essere sradicato dal governo. Al giorno d’oggi, il bullismo è molto più criticato in Corea, anche per una specifica narrazione fatta dai media e la chiara presa di posizione del governo verso questo comportamento sbagliato. Per questo, negli ultimi dieci anni i casi di bullismo sono molto diminuiti ma è evidente che i casi che adesso hanno conquistato le riviste, sono atti di bullismo avvenuti proprio nel periodo peggiore, tra il 2000 e 2010, il periodo in cui la violenza psicologica e fisica nelle scuole tra gli adolescenti in Corea del Sud era al culmine.

I dati negli ultimi anni sono, ripetiamo, diminuiti ma comunque preoccupati: uno studio del 2020 (Fonte Koreaherald – 20200115000656) afferma che nel sondaggio rivolto a 130.000 studenti di ogni fascia d’età, l’1.2% ha ammesso di aver sofferto di bullismo in classe, con più casi alle elementari e medie. Il motivo più comune dietro il bullismo è stato “solo uno scherzo” -29,4%-, circa il 19,2% “senza un motivo speciale” o “perché il comportamento e l’aspetto delle vittime erano strani” – 14,7%. La forma più comune di bullismo è stata l’abuso verbale (39%), seguito da bullismo di gruppo (19,5%), stalking (10,6%), cyberbullismo (8,2%), aggressione fisica (7,7%) e violenza sessuale (5,7%).

La presa di coscienza del problema con una narrazione specifica che ha migliorato le cose negli ultimi dieci anni, però, si scontra con un sistema legislativo che non supporta le vittime, né scoraggia gli aggressori: i minori di 14 anni non viene condannato per atti violenti ai sensi del Korea’s Juvenile Protection Act, essendo troppo piccoli d’età.

Un altro problema da non sottovalutare è la figura dell’insegnante: le scuole, a causa principalmente dei tagli di bilancio, hanno quasi raddoppiato la percentuale di insegnanti con contratto a breve termine dal 2008 al 2012. Quasi 1 insegnante su 10 in tutto il paese attualmente lavora con un contratto temporanea (alle scuole medie sono quasi il 70% quelli temporanei), dati ministeriali, e questo porta un numero sempre più crescenti di docenti che scelgono di evitare di assumersi responsabilità, come quelle di essere il ‘responsabile di una classe’ o ‘insegnante di casa’. Nel 2010, circa 8.000 insegnanti a tempo determinato sono stati assegnati come insegnanti di casa, che dovrebbero essere i punti di riferimento degli studenti in merito alle prestazioni, all’amministrazione e alla disciplina, così coem coloro che dovrebbero aiutarli.

A tutto questo si aggiunge che che con i social media a disposizione di tutti coloro che possono permetterselo, il mitico timore reverenziale che in precedenza esisteva in una relazione fan-idol è stato ridotto in modo comparativo. Soprattutto in Corea del Sud, con piattaforme social locali come Naver e KakaoTalk, gli sbocchi di espressione sono più ampi e in questo momento molti stanno palesemente cavalcando l’onda di risentimento e odio verso qualcosa di orribile come il bullismo per manifestare tutta la loro negatività.

In questa terribile caccia alle streghe, sembra che ci siamo dimenticati che gli idol sono e sono stati persone e che, anche loro spesso sono stati vittime di bullismo, come Holland (per essere gay), Jeon So-mi (per il suo aspetto), Seo Shin Ae (in quanto attrice bambina) ma anche IU. Il binomio ‘idol-bullo’ non esiste, anche se la retorica generale sembra sempre sottolineare come idol -in quanto bello e di base stupido- debba per forza essere un bullo, a essere cattiva è la persona e può essere quello che vedi in TV come quello che abita accanto a te.

Ormai sembra esserci la tendenza visibilmente crescente – in tutti i settori – di richiamare le grandi star sui loro (presunti) difetti del passato o di ritenerli responsabili di qualsiasi cosa: ecco star occidentali accusate per post scritti 10 anni fa e il proliferare della #CancelCulture.

Azioni passate, decisioni attuali, scelte personali, affermazioni pubbliche: cosa possiamo davvero pretendere dagli idol? Quanto sono obbligati a rispondere? Possiamo chiedergli di ‘prendersi la responsabilità’ per cattivi comportamenti avuti (e mai condannati da nessuna istituzione, né scuola, né tribunali) quando avevano 11-13 anni? Possono davvero essere importanti nella lotta contro il bullismo o sono mera vendetta fine a se stessa?

Non sappiamo ancora quante di queste accuse siano reali e quante siano fittizie ma tutte queste storia sul bullismo ci dovrebbero portare a riesaminare l’immagine lucida e senza macchia delle star del K-pop e a cercare delle vere soluzioni a un problema così grave come il bullismo, fin dal nostro piccolo mondo.

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