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Invece di #Punish_Choi_Jong_Bum non si dovrebbe chiedere #Justice_For_Hara?

L’abbiamo visto già altre volte, eppure dopo ogni tragedia invece di fermarsi e ragionare e comprendere le cause, si sceglie istintivamente il capro espiatorio sul quale riversare tutta la frustrazione, evitando di pensare oltre.

Ad oggi, per la morte dell’idol, l’obiettivo è Choi Jong Bum, ex-fidanzato di Goo Hara con cui vi è stato un passato violento, una storia finita male tra aggressione fisica, violenza, minacce, filmati pornografici utilizzati da lui come arma per ferire Hara e ricattarla con un processo con libertà vigilata per tre anni (è stato condannato per distruzione di proprietà, aggressione fisica, intimidazione e ricatto, mentre è stato giudicato dal tribunale innocente di qualsiasi violenza o crimini legati al sex tape che lui e Hara hanno filmato).

#최종범_처벌 traducibile come #Punish_Choi_Jong_Bum ha una media di circa 800 tweet all’ora arrivando a 28.000 persone ogni 60 minuti per un totale di 400.000 tweet nelle ultime 48 ore: nell’immaginario collettivo, soprattutto coreano, lui è il colpevole ed è dove tutta l’attenzione si è concentrata. La scrittrice Gong Ji Young, sulla sua pagina Facebook il 25 novembre, ha scritto: “Coloro che hanno dato la libertà condizionata al fidanzato coinvolto e hanno visto il video dovrebbero essere puniti. Se il giudice che ha voluto vedere il video e dopo ha dichiarato che i contenuti del video erano abbastanza per rendersi conto che Hara era consenziente, dovrebbe essere punito […] Ho tremato quando ho visto gli articoli oggi. Ovunque andiamo ci sono torture e massacri. Choi Jong Bum deve affrontare una punizione giusta per le sue minacce di distruggere una celebrità pubblicando quel video.”

Sembra che le stesse persone che oggi attaccano Choi Jong Bum, si siano dimenticate che quando lui la stava minacciando con il sex-tape, la ricerca in tempo reale su Google al primo posto era “Goo Hara video”. Probabilmente sono le stesse persone che su moltissimi i siti della community hanno chiesto di vedere il video, che qualcuno lo condividesse. Così come è evidente che queste persone siano le stesse che potrebbero non ricordare che Hara ha provato già a suicidarsi lo scorso maggio, ha cambiato agenzia e ha ripreso subito a lavorare: da tre mesi sta preparando il comeback con ‘Midnight Queen’ in Giappone (Short MV pubblicato a settembre e promozioni iniziate la scorsa settimana) ma già il 26 giugno si era esibita al ‘TV Tokyo 55th Anniversary Music Festival’. Prima di attaccare le agenzie coreane sottolineando la sua assenza di umanità (come se fossero un caso isolato ne mondo), ricordiamoci che la sua attuale agenzia non è coreana, bensì giapponese.

Piuttosto che cercare il carnefice, questa dovrebbe essere l’occasione per analizzare il problema e cercare di risolverlo, eppure Hara sembra destinata a diventare l’ennesima vittima di un sistema e di persone che non imparano mai dai loro errori.

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